Medaglie al collo, hanno sventolato quel nome «Frinolli» come una bandiera. Non sempre capita. Ma il capo team andava onorato. Così hanno pensato i due ragazzi, issati sul podio dei mondiali indoor di Glasgow a inizio marzo: Zaynab Dosso, donna sprint e bronzo dei 60 m. e Lorenzo Simonelli, cavalier ruggente e argento dei 60 ostacoli. Entrambi ora se la vedranno con Europei di Roma e Olimpiadi di Parigi: staffette e gare individuali. Simonelli si proverà nella 4x100, novità del gruppo in prima frazione. La prova generale ai mondiali per staffette, appuntamento ai primi di maggio alle Bahamas. Giorgio Frinolli, il loro tecnico (foto Fidal-Colombo), ieri era atleta di valore sui 400 ostacoli, sempre figlio d'arte. Papà Roberto, ex campione d'Europa sui 400 hs, per anni ha lucidato il cognome. La mamma, Daniela Beneck, invece demoliva record in piscina tra 100, 200 e 400 sl. Stavolta Giorgio, 53 anni, due lauree («Mi piacerebbe la terza in psicologia») una delle quali in «Sport e comunicazione», ci ha raccontato una nuova Italia.
Diceva la sua tesi: l'immagine è un valore aggiunto. Frinolli quale è il suo valore aggiunto?
«Far sentire gli atleti a loro agio, cucirgli addosso un vestito adatto. Anche se non sempre ci riesco».
Fa strano un 400centista che allena sprinter.
«Ho iniziato per caso con Jessica Paoletta: allenata da Erik Maestri e Alessandra Colombo, andava forte a livello giovanile. Credo sia stato un bene perché mi ha costretto a studiare. Talvolta il rischio è allenare secondo vecchie abitudini. Forse non avrei raggiunto certi risultati con ragazzi così talentuosi».
Una new generation? Quelli di Tokyo sono già passato?
«No, spero che quelli di Tokyo siano a metà strada e diano ancora soddisfazioni. Ci vuole riconoscenza, hanno creato autostrade verso i risultati. Sono un esempio».
Bene, allora dove può arrivare Simonelli?
«È cresciuto nel gruppo dell'Esercito, nel 2022 era atleta già fra i giovani. L'ho testato e nei primi 10 giorni mi ha sbalordito. Sono andato dal ct La Torre per dirgli che questo è un fenomeno da 13 netti sui 110 hs. E se non ce l'avessi fatta doveva togliermelo di mano e darlo ad altro tecnico: uno così è un patrimonio. Non può restare possesso di qualcuno».
E la Dosso?
«Mai vista una atleta così: per caratteristiche e accelerazione. Loredana Riccardi, la prima allenatrice, l'ha spinta a cercare un posto dove essere professionista per ottenere grandi risultati. Ora è con me nelle Fiamme azzurre».
Come se la caveranno a Europei e Olimpiadi?
«A Glasgow li ho guardati e ammirati. Ho visto solidità, sicurezza. Hanno abbassato la mia tensione: di solito capita il contrario. L'Europeo sarà teatro più abbordabile. Zaynab lotterà per qualcosa di importante. Da Lorenzo aspettiamoci di tutto».
È un'Italia di talenti? C'è stata l'età dell'oro con Mennea e Simeoni. Siamo ad un'altra età dell'oro?
«È un'Italia ricca di talenti e con loro si può sperare. Un'altra età dell'oro? Paragoni complicati. Oggi è molto più difficile emergere: ci sono più informazioni, globalizzazione, sai cosa fa un campione anche in un Paese sperduto. Vincere è durissimo. Non voglio dire che prima era più facile».
Simonelli fra ostacoli e velocità pura?
«Lorenzo non va male nello sprint. L'anno scorso ha esordito con 1025 in calzamaglia e sotto l'acqua. Può correre in 10 netti. Anche meno. La differenza fra Jacobs e Simonelli è che Lorenzo sa fare gli ostacoli. Non vedo differenze in senso atletico. Il problema è stare negli ostacoli: non è che più veloce vai sul piano, più veloce sei negli ostacoli».
Si è parlato di Italia multietnica, a parte le nefandezze da social. L'atletica ci ha abituato a vivere senza guardare alle differenze
«Non vediamo differenze fra colori, razze, generi, religioni. Ce le fanno notare gli altri. Non credo sia problema razziale, è problema di invidia per chi eccelle. È meschinità. Difficile da estirpare».
Ma se un italiano vince sono tutti contenti
«Mi riferisco ad una minoranza che commenta in modo becero. La maggioranze gioisce. Lo sport ha anticipato processi inevitabili. E questi ragazzi eccellono grazie a storie da cui provengono, voglia di affermarsi, riscatto sociale. Tante ragioni. Ed io cerco di esaltare le qualità, oggi altissime».
Tornando alle Olimpiadi, come vede l'Italia?
«Piena di entusiasmo e con vibrazioni positive che fanno sperare. I risultati di Tokyo non erano casuali, lo dimostra quello che stiamo facendo».
Dovesse scommettere su un nome?
«Tamberi. L'atleta con la più grande forza mentale che abbia incontrato».
Tamberi, Frinolli: padri e figli. Qualcuno la chiama figlio di papà?
«Figlio di papà: no.
Mi dicono figlio di... Frinolli. Scherzosamente, in quanto figlio d'arte: non credo con accezione di raccomandato. Ci sarà pur stato qualche favoritismo, ma un figlio tenta di emergere ed emulare il padre. Si vince anche così».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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