Il sogno della Vlhova, regina coi piedi a ferro da stiro

Dallo stress del 2021 e la coppa generale vinta alle critiche e offese dell'ex allenatore. E ora nuova vita

Il sogno della Vlhova, regina coi piedi a ferro da stiro

Petra Vlhova è l'unica atleta che volerà a Pechino con già in tasca uno dei suoi obiettivi stagionali, la coppa del mondo di slalom. Mancano sette giorni alla cerimonia di apertura dei XXIV Giochi Olimpici invernali e la slovacca, che ha rifiutato il ruolo di portabandiera, è pronta a salire sull'aereo che domenica porterà lei e il suo numeroso staff verso est. Verso il sogno medaglie con i cinque cerchi, ancora assenti dal suo favoloso palmares. Dal 7, giorno del gigante, al 17 febbraio, combinata, Petra darà tutta sé stessa per diventare la prima sciatrice slovacca a salire sul podio olimpico. A 26 anni ha già saputo regalare al suo Paese un'infinità di prime volte (coppa del mondo generale e oro mondiale, per dirne solo due), per questo la casella vuota alla voce Olimpiadi potrebbe creare un po' di stress. Agli altri, non a lei, che negli ultimi quattro anni si è trasformata, come atleta e come donna. «La lezione dei Giochi 2018 è servita. Arrivai in Corea fra le favorite per lo slalom, ma la tensione mi paralizzò. Sentivo l'attesa di un intero Paese sulle mie spalle, ma non ero ancora abbastanza forte nella testa per poterla sopportare. Appena mi spinsi fuori dal cancelletto capii che qualcosa non andava e il 13° posto fu uno dei peggiori risultati della mia carriera».

Proprio così, Petra ricorda bene, così come ricorda bene le tensioni della scorsa stagione, quella che le ha portato la coppa del mondo generale. «Uno stress inimmaginabile: partecipai a tutte le gare del programma di coppa, trentuno, a cui aggiungere le cinque dei Mondiali». Risultati eccezionali, ma a che prezzo? «A marzo ero distrutta, nella testa più ancora che nel corpo». E a farle perdere il sonno contribuì il suo allenatore, l'italiano Livio Magoni, dichiarando al Corriere della Sera che Petra aveva vinto tutto pur avendo dei ferri da stiro al posto dei piedi, una frase tipica nell'ambiente per dire che uno sciatore non ha talento, men che meno sensibilità. «Quando mio padre seppe di quell'articolo si accertò che Livio avesse detto quelle parole e ricevendone conferma andò su tutte le furie. Con Livio avevo lavorato duramente per cinque stagioni, assieme avevamo raggiunto risultati incredibili. Le sue parole, per me e per la mia famiglia, che lo pagava, furono una pugnalata al cuore». Con classe, senza alimentare polemiche, Petra annunciò l'addio a Magoni e in pochi giorni trovò un nuovo tecnico, il ticinese Mauro Pini. «Mi ha cambiato la vita e forse un po' anche il carattere. Mi ha insegnato a sorridere e a prendere le cose più alla leggera. Ha trasformato la quantità in qualità, mi ha fatto un programma di gare molto più snello, e fa niente se non vincerò di nuovo la coppa generale, non cambierei questa stagione con la scorsa nemmeno se mi pagassero oro».

A proposito di oro «Sì, lo so che quello olimpico mi manca, stavolta però mi sento pronta, le tensioni e lo stress dell'anno scorso mi hanno rinforzata e ora riesco ad affrontare ogni gara con uno spirito diverso, riuscendo sempre a fare quello che so».

Numero 1 in slalom, numero 2 in gigante: assieme alla coetanea - e non amica - Mikaela Shiffrin, Petra Vlhova a Pechino sarà la sciatrice con più possibilità di vincere medaglie.

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