"Quel sondaggio dell'affetto che mi ha spinto a continuare"

L'oro di Tokyo Gimbo Tamberi, dopo l'annuncio con Jova a Sanremo, svela come ha deciso di proseguire fino ai Giochi '28

"Quel sondaggio dell'affetto che mi ha spinto a continuare"

Sanremo Ha trasformato una pista di atletica leggera nel palco di un concerto rock. Per questo Gianmarco Tamberi, dopo la chiamata di Jovanotti, non poteva che cogliere al balzo l'occasione di salire sul più famoso palcoscenico della musica italiana. «È stato emozionante racconta Gimbo . Non è il mio mondo, ma è stata una bella opportunità per dare una notizia così (il marchigiano non si ritira, ma proseguirà fino a Los Angeles 2028, ndr)». Il campione olimpico di Tokyo, il giorno dopo l'apparizione sanremese, ha così scelto la città dei fiori, in qualità di ambassador Bmw, per svelare i retroscena della sua sofferta decisione e l'esperienza festivaliera. Ma non solo.

Gimbo, era più teso nel discorso fatto davanti a Mattarella o al pubblico di Sanremo?

«La sensazione era simile, ma davanti al Presidente mi tremavano le gambe».

Quanto è stato difficile decidere di continuare con l'atletica?

«Dopo Parigi non ero così convinto di riprovarci. Quando si prende una botta così grande, è difficile avere la forza di riprendere. Fino a gennaio ogni giorno cambiavo idea. Quando ho detto a mia moglie Chiara che stavo pensando di andare avanti, le è scattata un'altra luce negli occhi. Sa quanto è importante per me e per noi. Non volevamo finire con quell'immagine di Parigi».

Se sul palco di Sanremo ha detto «Ci vediamo a Los Angeles», è anche grazie a chi?

«A tutti quelli che in questi mesi mi hanno scritto o fermato per strada per dirmi di rimettermi in gioco. Non è un fatto personale, è qualcosa di collettivo».

Cosa le ha insegnato Parigi? C'è un'altra via per vivere questi 4 anni senza macerarsi come è sembrato che abbia fatto in vista dei Giochi?

«A Parigi ero arrivato in una forma stratosferica. Agli Europei avevo fatto la prestazione migliore dai tempi dell'infortunio. C'è stata tanta maniacalità da parte mia, forse per vincere l'oro bastava un pochino meno. È chiaro che sono andato alla ricerca della perfezione, ho cercato di rendere tutto al massimo. Ma non penso che quello che è successo (i problemi di coliche renali, ndr) sia dovuto al fatto di aver messo troppo me stesso».

Nel monologo di Sanremo ha parlato di performance e del corpo.

«Dopo il suo brutto infortunio, ho cercato di stare vicino a Jova come lo era stato lui con me dopo il mio. Veniamo da mondi diversi, ma siamo uguali nella ricerca della perfezione».

Quando la rivedremo in pedana?

«Per arrivare in forma ai Giochi mi ritrovavo a fare infiltrazioni o ad usare antidolorifici. Ho spinto il corpo al limite. Non so dare una data sul mio rientro, ma non farò un anno di sabbatico».

Un figlio?

«Sarebbe bellissimo».

A settembre ci sono i mondiali di Tokyo, la città dei Giochi.

«Tokyo è stata la giornata più bella della mia vita. Ho ricostruito tutto dopo la brutta caduta del 2016. Mi ha insegnato che ci vuole coraggio per rimettersi in moto».

Sul palco ha parlato di paura. Cosa intendeva?

«La paura di andare avanti e di stare male di nuovo. Di alzare di nuovo l'asticella e per qualche motivo non riuscire più ad alzarla».

È l'amore per l'atletica, nonostante le sofferenze a farla andare avanti?

«Non ho mai nascosto la mia passione folle per il basket. L'atletica però mi ha consentito di essere la persona che sono. Per questo devo tantissimo all'atletica. Sono felice di averla portata a Sanremo».

Atletica azzurra che sta scoppiando di salute. Ha visto le super prestazioni di due ragazze 15enni?

«È un ottimo segnale. Vorrei dare la forza ai giovani per dirgli che ci saranno momenti di difficoltà, ma che bisogna tenere duro e non abbattersi».

Da un portabandiera a un altro, a chi vorrebbe passare il testimone in

California?

«Con il ragazzo con cui mi sono sentito questa mattina. Mi ha scritto un bellissimo messaggio di supporto. Non so se continuerà fino a Los Angeles, ma Gregorio Paltrinieri su tutti si merita quella bandiera».

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