C'è già chi vorrebbe cambiargli il soprannome. Da Predestinato a Sopravvalutato. È il destino dei campioni che scivolano prima di tagliare il traguardo. Charles Leclerc non può sottrarsi al gioco più crudele dello sport ai tempi dei social, l'assalto con pernacchia all'asso caduto in disgrazia. Social e tifosi traditi, però, hanno la memoria corta. Il Leclerc che è finito contro un muro di gomme a Le Castellet ricorda lo Schumacher che, pur con due mondiali già vinti, scivolò su un cordolo bagnato al Mirabeau trasformando la sua seconda pole da ferrarista in un ciocco da principiante. Quello Schumi che quindici giorni dopo a Barcellona vinse la sua prima gara da ferrarista. Anche i campioni sbagliano. Magari Hamilton meno di altri, probabilmente Verstappen molto meno di qualche anno fa. Ma anche i campioni sbagliano se devono guidare sempre al limite.
Charles Leclerc oggi non vale ancora Max Verstappen. È superiore in qualifica, sul giro secco è già adesso il migliore. Ma in gara è ancora falloso. Due errori in 12 gare sono tanti quando si deve lottare contro un pilota che non sbaglia più e ha capito bene quando attendere e quando attaccare, come dimostra il fatto che ha vinto 4 delle sette gare in cui Leclerc partiva in pole. I progressi di Charles nella gestione delle gomme sono sotto gli occhi di tutti, ma deve imparare a essere meno impulsivo (vedi Imola) e a tenersi un minimo margine di sicurezza quando le gomme non consentono più di girare sempre come se fosse in qualifica. Imparerà perché il talento c'è tutto e attorno ha una squadra che sa come proteggerlo. Dovrà solo fare attenzione al compagno di squadra che non è comodo come quelli che aveva Schumi ed è ancora molto ambizioso.
È un po' tutta questa Ferrari che ricorda quella dei primi anni di Schumacher. Anche quei tempi c'era sempre un particolare che si infilava nell'ingranaggio.
O un semiasse che saltava nel giro di ricognizione, o una gomma persa ai box, o lo stesso Michael che da Monaco '96 a Jerez '97, qualche peccatuccio lo ha commesso. La strada era quella giusta, ma ci volle pazienza per tornare a festeggiare il titolo. Una storia che assomiglia molto a quella della Ferrari di oggi con 63 punti da recuperare a Max.
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