Non ha voluto guardare il bicchiere mezzo pieno, ovvero la buona prestazione di Madrid. Luciano Spalletti è molto diverso da quello che prese la Roma la prima volta nel 2005: all'epoca voleva crescere con il gruppo, oggi è diventato più maturo, ha ormai una mentalità di livello internazionale ed è consapevole della sua bravura.
Ecco che il tecnico toscano vuole che l'asticella si alzi di continuo, ha di recente affermato che non può più accontentarsi dei secondi posti in campionato ed è per questo che voleva un'impresa in casa del Real. Perché «queste sono le partite che ti aprono una scorciatoia verso il calcio mondiale». Così Spalletti non ha gradito gli errori clamorosi sotto porta contro la squadra di Zidane, dominata sul piano tattico per lunghi tratti della partita, oltre che i 37 tiri subiti (un record dal 2003-2004 in Europa per i giallorossi): «Zitti e a casa, siamo ancora deboli, ho visto gente soddisfatta e così ci facciamo del male. Io ho un malessere che mi dà fastidio e voglio che stiano male tutti». Lo sfogo di un furioso Spalletti nella pancia del Bernabeu. Nessuna comprensione, nessun elogio, nessuna concessione al buonismo. Le occasioni fanno parte del gioco del calcio e sprecarle è peccato.
Dunque, il miglior attacco d'Italia - quello giallorosso, già 59 le reti in 28 gare - regala degli errori (anzi, degli orrori) in Europa. Finalizzazioni da incubo hanno vanificato il gioco espresso a Madrid. Dallo Dzeko smarrito, anzi mai decollato nonostante l'enorme investimento effettuato dalla Roma - 4 milioni di euro per il prestito più un riscatto di 11, altri 4 e mezzo a stagione per il calciatore - al Salah «trottolino» ma poco cinico sotto porta passando per l'El Shaarawy crack del mercato invernale giallorosso, scomparso a un certo punto della contesa madridista. Il bosniaco è il vero mistero della stagione: otto gol in 29 partite, sulla falsariga delle prime annate al Wolfsburg e al City, un altro gol clamoroso fallito a Madrid dopo quello di Barcellona.
Il gioco di Spalletti è il contrario di quello che preferisce il nove giallorosso, che però anche con Garcia in panchina - al netto del lungo stop per infortunio - non aveva fatto sfracelli.E che dire di Salah: veloce come Robben e abile nell'uno contro uno, ma l'olandese segna e l'egiziano no. Gli errori di Madrid - al di là del piede sbagliato sul quale aveva il pallone - pesano come un macigno. Anche pensando alle fiammate del fuoriclasse (Cristiano Ronaldo, decisivo in entrambe le sfide).
Facile il retropensiero sul perché il Chelsea avesse prima messo in panchina Salah e poi se ne fosse disfatto, cedendolo in Italia. Pjanic può vantare l'alibi di un trauma contusivo alla caviglia sinistra che lo ha tolto dalla sfida dopo un tempo, ma fino a quel punto non era riuscito a fare la differenza complice una posizione in campo che lo costringeva un maggior sacrificio.
Se consideriamo anche El Shaarawy, i quattro hanno garantito 31 reti in serie A, senza il Faraone sono appena 5 (su 11) in Champions dove la Roma è rimasta a zero gol segnati nelle ultime tre partite. Numeri chiari, che dicono come i giallorossi non siano ancora all'altezza dell'Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.