Totti una notte da re Spalletti: «Io il cattivo...»

La doppietta contro il Torino complica la gestione del capitano I tifosi commossi vorebbero il rinnovo, ma Pallotta tiene duro

Jacopo Granzotto

Roma Le lacrime parlano meglio di tante faccette e WhatsAppini. E fanno il giro del mondo. Lacrime come quelle di quel tifoso all'Olimpico, probabilmente anche lui in cerca di rivincite, che piangeva a dirotto dopo la doppietta di Francesco Totti. É il bello del calcio, quando bastano 4 minuti e 2 gol per far tornare l'anziano collezionista di panchine unico grande amore. Proprio lui tra 22 uomini in campo che segna e salva la baracca. Balotelli ci faccia un pensierino. Ma ora la più grande risorsa della Roma è diventato un problema. Del resto Pallotta ha parlato chiaro a Spalletti, ricordandogli che Francesco ha due opzioni praticabili: dirigente o calciatore in Cina. Rinnovi non se ne fanno. Ma da romana e romanista, la faccenda è diventata di dominio generale. Il modo in cui Totti è riuscito a raddrizzare la partita col Torino è per lo spagnolo As un segno del destino. «Se prima era un peccato mortale negargli il rinnovo che sta chiedendo quasi in ginocchio - scrivono - ora sarà un sacrilegio».

Già. Trigoria è una trincea. I compagni non si sognano di mettersi contro l'icona. E Spalletti, che pensava di aver risolto la grana, deve pesare le parole e prendere tempo. Ci mette la faccia: «É dura gestire Francesco, tanto io sono sempre quello cattivo e lui che fa le smorfie. Dico solo che devo scegliere chi mi farà vincere la partita. Certo, se ho bisogno di qualità contro una squadra che si chiude Totti è il migliore che c'è». Ma di certo non avrà rinnovi. «Se vuole continuare a fare il calciatore io sono il primo a essere felice. Ma dico anche che sono io l'allenatore. Questa situazione ci mette contro per forza». Spalletti vuole essere credibile. «Sono stato chiamato perchè c'era qualcosa da sistemare e sto tentando di far seguire delle regole. La gestione che mi riguarda di Francesco è solo quella tecnica».

Quanto al presidente Pallotta, da Boston fa lo gnorri e si congratula. In fondo il terzo posto è un valore irrinuncibile. «Sono orgoglioso di lui e della squadra. Hanno fatto una grande rimonta, e questa è una vittoria importante con l'Inter ko in casa del Genoa e ora distante sette punti, la Champions si avvicina». Amen.

Naturalmente è putiferio mediatico. In città, non si parla d'altro. La tendenza generale è che il capitano si è meritato il rinnovo di un anno. Più o meno tutti così, anche laziali e juventini (che a Roma aumentano). Però a Radio Incontro un tifoso illuminato fa infuriare la piazza innamorata: «Totti fa la differenza su due calci da fermo: un calcio d'angolo e un calcio di rigore. Anche a sessant'anni potrà fare gol così. Il problema è il resto della partita, perché non si può far giocare la Roma in 10 contro 11 solo perché Totti vuol giocare!». A via Vetulonia (dove è nato Totti) si trova uno dei Sancta Santorum del tifo giallorosso, la pizzeria «Core de Roma».

Una sorta di museo giallorosso con foto, autografi e sciarpe che il proprietario Giulio Lucarelli tiene gelosamente. Sostiene: «Scommetto un milione di euro che sarà il capitano della Roma anche l'anno prossimo». Inutile scommettere su un finale già scritto.

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