Toyota, vinta la sfida sulla svolta ibrida ora punta all'idrogeno

Il colosso giapponese ha sempre creduto nel doppio motore. Mirai e la nuova frontiera

Piero Evangelisti

«Mobilità sostenibile» è un concetto che per lungo tempo è rimasto tale senza portare a significativi progressi. Un enunciato al quale soltanto Toyota diede un seguito pratico realizzando l'ibrida Prius, presentata 20 anni fa, e accolta con generale scetticismo sia dall'opinione pubblica sia, ovviamente, dai costruttori. Un atteggiamento che spinse un altro costruttore giapponese ad abbandonare la tecnologia ibrida già lanciata su un suo modello. Per lungo tempo Prius ha viaggiato quasi da sola, affiancata, nel corso degli anni, soltanto da altri modelli con la doppia ellisse o con il brand di lusso Lexus, la marca che propone solamente vetture ibride. Ma l'effetto di traino prodotto da Prius, ormai avviata verso i 5 milioni di esemplari venduti, è stato decisivo nell'espansione delle Full Hybrid di Toyota Motor Corporation ormai assestate su oltre un milione di unità vendute globalmente ogni anno, trend al quale, in Europa, contribuiscono in larga parte Auris e l'originale crossover C-Hr: in Italia, con il suo accattivante design, è divenuto rapidamente un'auto cult. I vantaggi della tecnologia ibrida sono oggi generalmente riconosciuti, anche se essa viene ritenuta una tappa di passaggio nel cammino verso le Ev a emissioni zero. Un ulteriore step è rappresentato dalle Phev, le vetture ibride ricaricabili che consentono di marciare in sola modalità elettrica per 30-50 km.

Toyota, con Prius Plug-in ha già dimostrato di possedere il know-how più avanzato in questa tecnologia che, tuttavia, ha costi elevati per il privato, sostenibili però nel caso di uso da parte di enti o per il car sharing. Prius Phev, in proposito, è al centro di Yukõ with Toyota, il programma di auto condivisa attivato a Venezia e Mestre dove è già disponibile una flotta di 40 modelli tra Yaris Hybrid e Prius Hybrid Plug-in. Yuk (significa «andiamo») offre sia il servizio station based, con ritiro e riconsegna in uno dei parcheggi fissi e attrezzati, sia il free floating che permette di lasciare la vettura ovunque purché in aree definite. E le elettriche pure?

A questo proposito Toyota ha una visione ben precisa, da tenere in seria considerazione vista la lungimiranza che essa ha dimostrato per quanto riguarda l'ibrido. Per questo colosso il futuro è l'idrogeno per alimentare fuel cell che equipaggiano già Mirai. Secondo le stime del costruttore, le vendite globali di veicoli elettrici a celle a combustibile (Fcev) aumenteranno in modo significativo dopo il 2020, fino ad almeno 30mila l'anno dalle odierne 3mila.

Per prepararsi a questa crescita, Toyota ha presentato i piani per due importanti nuovi impianti: uno per ampliare la produzione di massa di celle a combustibile e l'altro per la produzione di serbatoi di idrogeno ad alta pressione all'interno di un impianto già esistente. Sulla diffusione delle Fcev tutto dipenderà dalla reperibilità dell'idrogeno che in Italia, a tutt'oggi, può contare su un'unica stazione di rifornimento.

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