Dalla tragedia alle polemiche Rossi e Jorge alleati e accusati

I due Yamaha: «Svantaggiati dalle modifiche per la sicurezza» Per gran parte dell'ambiente parole fuori luogo. Ma non è così

Dalla tragedia alle polemiche Rossi e Jorge alleati e accusati

di Benny Casadei Lucchi

Sono piloti. Ecco perchè fanno, pensano e dicono certe cose. E noi, noi che se un incidente insanguina la Salerno-Reggio Calabria ci autocondizioniamo e inquietiamo all'imbocco della Milano-Venezia pensando si sa mai che oggi non accada anche qui, noi ci permettiamo adesso di giudicare questi ragazzi che invece non si fanno condizionare e già pensano solo alla gara. Perchè Vale Rossi il giorno dopo la morte di un suo collega sembra un cinico con la testa su assetti e sospensioni e che già pensa a partenza, strategia e volata finale per colmare il distacco, 5° tempo, seconda fila, lontano da Marquez primo e Lorenzo secondo. Vale Rossi che non ha gradito per niente il cambio di tracciato introdotto per motivi di sicurezza e non solo - fa capire - dopo il dramma di Salom. Vale che nel dire ha un alleato inaspettato, il nemico giurato Jorge Lorenzo. E questo dovrebbe far capire sulla schiettezza delle loro argomentazioni. Perché prima delle modifiche apportate a due curve (l'incriminata 12 del dramma dello spagnolo ma anche la 9) adottando le esse del tracciato usato per le gare di F1, le loro Yamaha volavano e invece «adesso abbiamo tanti problemi» e le Honda che arrancavano ora filano come razzi. Certo, poi, come spesso accade, Vale dice le sue cose in un modo duro e giusto e Jorge in un modo duro e sbagliato, ma il succo resta lo stesso. Il primo ha infatti spiegato di non essere andato alla safety commission di venerdì pomeriggio (dove poi piloti e direzione hanno deciso il cambio di tracciato) perché era preso da un altro impegno; il secondo butta lì maldestramente che non l'avevano avvisato quando invece, da sempre, tutti i piloti sanno che alle 17 e 30 ci si riunisce nella palazzina X. Sia per l'uno che per l'altro apriti cielo. Ora c'è chi accusa: non bello, non carino, non delicato, non opportuno, non azzeccato fare menate su simili piccole questioni il giorno dopo un dramma (fra gli accusatori anche alcuni piloti, Dovizioso ed Aleix Espargaro). Poco importa che il dramma sia conseguenza di un mondo che ogni due settimane si ritrova per correre proprio per quelle piccole questioni. Accusa che sarebbe sacrosanta e giustissima se fatta nel nostro mondo di gente normale dopo eventi luttuosi che colpiscono all'improvviso il nostro vivere normale. Ma è fuori luogo in qualsiasi motomondo. È come se li volessimo santi e delinquenti al tempo stesso. Li vogliamo vedere e applaudire e a volte invidiare mentre, coraggiosi, sfidano vita e gravità a 300 all'ora? Sì? Allora non possiamo chiedergli anche di avere pensieri come i nostri.

Per cui nessuno scandalo nel sentire Vale dire «ritengo che la moto di Salom abbia avuto un problema tecnico nella 12, una curva pericolosa», e nel sentirlo spiegare «Luis non è caduto in un punto normale e se capita un problema alla moto in posti simili allora non c'è una sola zona pericolosa ma 300, perché le protezioni e le vie di fuga sono progettate per cadute normali...». Soprattutto, nessuno scandalo nel sentirlo precisare «mi lascia invece perplesso la modifica alla 9. Perché lì non è successo nulla. Forse chi lo ha deciso ha pensato fosse un bene per la sua moto e peggio per le altre...

Bugia dire che è stato fatto per la sicurezza».

Amiamo i piloti? Sì? I piloti veri ragionano così. Mettono i pensieri di morte e paura e dolore in un cassetto dell'anima. Di cui perdono sempre la chiave. Unico modo per tornare in sella.

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