La maniacale, e talvolta ottusa, caccia all'untore nello sport italiano va sempre a prendere di mira allenatori e tecnici. Sappiamo già delle ultime esercitazioni: la Juve fa pena? Colpa di Allegri. L'Inter è un gruviera? Colpa di Inzaghi. Ma ne abbiamo visto di ogni sorta nel corso degli anni: ci sono finiti in mezzo allenatori famosi del calcio, ed anche del basket (leggi squadra nazionale dove il presidente Petrucci fa concorrenza a Preziosi) o della pallavolo. Bene, allora andiamo a vedere cosa hanno combinato gli allenatori italiani negli ultimi tempi. Un allenatore italiano ha vinto l'europeo di calcio (Mancini), un allenatore italiano ha vinto gli europei di basket (Scariolo), un allenatore italiano di pallavolo ha vinto i mondiali (De Giorgi), un allenatore italiano ha vinto l'ultima Champions (Ancelotti), un allenatore italiano (Marco Rossi) comanda il gruppo 3 di Nations league, con l'Ungheria, davanti a tre giganti Germania, Italia, Inghilterra, e avendo battuto gli inglesi 4-0. Aggiungete quel Conte Antonio che in Inghilterra ha vinto prima e ci sta riprovando ora. Senza dimenticare Sarri, Ranieri, Di Matteo, lo stesso Mancini. Così basket e pallavolo: difficile veder brutalmente sfigurare i nostri tecnici.
Ecco, letti i risultati e ripassata un po' di storia sportiva, stiamo ancora qui a discutere gli allenatori? Siamo così sprovveduti, critica e tifosi facinorosi e non, da pensare che la soluzione del male sia cacciare il manico? Se i tecnici italiani all'estero vincono e in Italia vengono contestati, svillaneggiati e cacciati, dove sta l'errore? È capitato ad Ancelotti e Ranieri tanto per ricordare due vincenti. Non vorrete dire che i tecnici perdono anche se vincono. Non sarà forse il caso di puntare l'indice, invece, sull'incapacità delle società e dei talent scout di trovare (acquistare) giocatori migliori? Il talento va intuito, il calciatore già costruito salta all'occhio di tutti. Ma bisogna saper scegliere: vedi il grossolano errore dell'Inter nel prendere Gosens, anziché fermare a tempo debito Perisic. Anche un ragazzino avrebbe capito che Gosens non poteva essere il sostituto del croato: non così l'uomo mercato nerazzurro. Qualcosa non torna quando tifo e critica si domandano perché Bonucci sia finito in panchina, anziché dire: era ora che qualcuno lo facesse, da due anni ha concluso il suo ciclo. Guarda caso in coincidenza con le assenze di Chiellini. In Italia fanno spettacolo le squadre senza doveri, nel senso del vincere. Ma se devi vincere I giocatori diventano fenomeni, poi li metti in una squadra top e si sciolgono. Ed è colpa dei tecnici o di chi li addestra prima?
All'estero il tecnico conta quanto da noi: poco, o certamente meno dei giocatori. Eppure le squadre vincono, corrono, giocano. L'allenatore italiano, molto tattico, spesso ha un vantaggio da questa propensione. Si presume vincano perché dotati delle armi giuste. Abbiamo una controprova nostrana: Pioli all'Inter ha fallito per un ambiente ribollente, un club che sbagliava acquisti (come ancor oggi).
Al Milan gli hanno pescato giocatori migliori, più motivati, meno primedonne, ed ha conquistato lo scudetto. Non conta la bacchetta magica. In Italia e nel mondo contano i giocatori: lo dice la storia del pallone. Il tecnico è un corollario. Il club e i talent scout fanno da oste: se bruciano l'arrosto, colpa loro.
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