In quei meravigliosi ultimi giri di Le Mans ci siamo sentiti tutti più giovani di due anni. Perché non conta quell’ultimo podio di un anno fa proprio in Francia, podio sbiadito. Conta invece il tempo trascorso dall’ultimo Vale Rossi capace di sbatacchiare la moto qua e là pur di passare e lottare in pianta stabile per la vetta. Perché sono quasi due anni dall’ultimo Vale Rossi che ancora colorato di blu Yamaha ravvivava e nascondeva le molte magagne della MotoGp, intesa come serie, come campionato, regalando emozioni in dosi industriali.
Emozioni che fino all’arrivo di ieri fra lui e Stoner erano sensazioni dimenticate. Ora, più giovani di quasi due anni, possiamo finalmente lasciarci andare a un fragoroso«l’avete visto?»Sul bagnato, a sfrecciare e rischiare era ed è ancora lui, non era e non è bollito per niente e non ha imboccato la fase calante della carriera come in molti si erano affrettati a dire e sottolineare. Soprattutto fra i tifosi, razza impaziente, talvolta ingrata. E dunque che si gioisca o che ci si faccia una ragione (i ducatisti duri e puri giustamente arrabbiati per le critiche altrettanto giuste del Dottore alla moto): il Signor Moto-Gp resta lui. E Lorenzo, ieri splendido vincitore in solitaria, non se ne abbia. Perché in Francia, baciato da pioggia e pista fradicia, il Vale Rossi ha fatto esattamente ciò che aveva promesso: ha sfruttato la grande occasione di poter utilizzare meglio la sua Ducati costretta per via dell’asfalto viscido a settaggi elettronici diversi per essere meno brutale. Il tutto mentre anche Honda e Yamaha erano imprigionate in configurazioni addolcite causa meteo.
Risultato, grazie a questa parificazione di performance tecniche arbitrariamente decisa da Giove Pluvio, il Vale ha fatto vedere che i Pedrosa e gli Stoner, una volta che li ha a tiro, li acchiappa simpaticamente. Si pensi ai duelli prima, con Crutchlow e Dovizioso, e soprattutto al duello sul finale con Casey, il sorpasso, poi largo, controsorpasso dell’australiano, ancora un tentativo il giro dopo e poi di nuovo l’assalto finale e via a festeggiare a manoalzata il secondo posto più importante della sua carriera. Così facendo ha dimostrato che i problemi stavano più alla voce moto che alla voce pilota e che ben aveva fatto, in quel di Jerez, due gare orsono, a decidere di assecondare il Ducati style nel settaggio, così lo definì: ovvero moto più lunga e meno alta per dirla in soldoni.
Altrimenti saremmo ancora qui, anche con pioggia, a parlare di distacchi abissali e di zero divertimento e troppi rischi presi e magari di divorzi in corso d’opera. Ma se il dio dei motori vuole, questo pericolo è ormai passato: il Rossi e la Rossa hanno trasformato quella che rischiava di diventare una convivenza forzata in un nuovo conoscersi. Dirà il Vale: «Avevo nostalgia del podio. Arrivare secondo dopo un periodo in cui le cose non andavano bene solleva tutti e fa morale. E poi io mi sono anche divertito». E spiega: «Sapevo di avere una chance perché la Desmosedici va sempre molto bene sotto l’acqua e non volevo farmela scappare... Ho cercato di stare tranquillo in partenza, mi sono messo vicino a Stoner e riuscivo anche a tenerlo abbastanza bene. Purtroppo poi ho avuto dei problemi con la visiera del casco che mi si è appannata e lì, cercando la soluzione per far entrare un pò d’aria, ho perso un sacco di tempo.Quando l’appannamento è sparito ho visto che avevo un gran passo. Così ho ripreso anche le due Yamaha di Dovizioso e Crutchlow e ho fatto una gran battaglia con Stoner. È stato bello». «Però- ha concluso- il fatto di essere andato forte sotto la pioggia non risolve i nostri problemi sull’asciutto anche se la settimana prossima andiamo al Mugello per provare cose interessanti nel motore. Sarebbe bello riuscire a rosicchiare qualche decimo per cercare di stare con quelli davanti ».
E adesso si parli pure di mercato, di questo mercato che dall’annuncio del ritiro a fine anno di Stoner sembra una pallina impazzita nel flipper delle ipotesi con Valentino tornato a far gola a Honda e Yamaha.
Lin Jarvis, patron di quest’ultima, l’ha detto:«Il divorzio da noi non fu traumatico e lui cerca un moto per vincere». La verità vera? È che se noi ci siamo sentiti più giovani di due anni, il motomondo e chi lo governa ha tirato un sospiro di sollievo. Il motomondiale è malato. Serve il Dottore per salvarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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