Viva la Nazionale del Ct a tempo

Lo hanno chiamato Contismo. Ma è un'Italia tutta corsa e cuore

Viva la Nazionale del Ct a tempo

Quindi l'hanno chiamato Contismo. Che sarebbe lavoro, corsa, umiltà, sacrificio, grinta. Come se poi Conte e l'Italia siano davvero soltanto questo. Cioè: Antonio Conte non è diventato allenatore martedì 13 giugno a Lione con Italia-Belgio. Ha vinto tre scudetti, due supercoppe italiane, un campionato di B. Fa giocare bene le sue squadre, tutte, in relazione a ciò che ha. Nella Juventus con Pirlo, Marchisio, Vidal, Pogba, Tevez, giocava in un modo; in questa Nazionale gioca diversamente.

Ed è vero che tutta quella lista di cose c'è, sempre: lavoro, corsa, umiltà, sacrificio, grinta. Nell'Italia si vede di più, perché manca un po' quello che alla Juventus aveva, ovvero il talento nel senso di giocate individuali e spettacolari. Il Contismo, ammesso che abbia senso parlarne così come per il Guardiolismo o come il Cholismo, contempla qualcosa che adesso pochi sottolineano: l'essere totalmente coinvolto, nonostante sia a tempo determinato. In troppi avevano detto a mezza bocca che rischiava di essere una spedizione minata dal fatto che il Commissario Tecnico aveva firmato un ricco contratto con il Chelsea prima di cominciare questo Europeo. Il dubbio mai esplicitato fino in fondo, ma facilmente leggibile tra le righe era questo: si impegnerà davvero? O sta già pensando a Londra?

Indipendentemente da come finirà Conte ha dimostrato il contrario. Ciò che spesso viene messo in discussione senza neanche conoscere le persone: ha dimostrato che un professionista ben pagato non molla nonostante sappia già di andarsene. È l'elogio del capo a tempo: amministratori delegati che hanno già la data di scadenza dei loro contratti, allenatori di calcio che finiscono campionati sapendo che non saranno confermati, professori alle soglie della pensione. Non è vero che sapere di finire un percorso è un invito a mollare. È un pregiudizio tutto italiano che Conte ha smontato in 94 minuti, correndo come i suoi calciatori: avanti e indietro nell'area della panchina. I giocatori italiani contro il Belgio hanno fatto tutti insieme 119,7 chilometri, più di ogni altra squadra dell'Europeo. Si può correre così anche per un allenatore che non ci sarà più tra un mese. Perché il primo che lo fa è lui. Se è vero che un capo deve semplicemente mostrare agli altri come si fa per essere rispettato, si capisce perché Conte è adorato dai suoi giocatori.

Che il giorno del raduno, a Coverciano, lo hanno ascoltato per mezz'ora mentre raccontava il privilegio che stavano per vivere, tutti: giovani alla prima occasione vera e campioni del mondo del 2006. Convincerli è il talento che sostituisce il talento che non c'è. Comunque vada a finire.

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