A Wimbledon Lorenzo cede con onore contro Djokovic: tante variazioni sul suo tennis ma il serbo trova le soluzioni. Domani finale con Alcaraz come nel 2023

A Wimbledon Lorenzo cede con onore contro Djokovic: tante variazioni sul suo tennis ma il serbo trova le soluzioni. Domani finale con Alcaraz come nel 2023
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Pronostici rispettati nel Tempio del tennis. Sarà rivincita tra Carlos Alcaraz e Novak Djokovic domani nella finale di Wimbledon. Lo spagnolo si è imposto con il punteggio di 6-7 (1) 6-3, 6-4, 6-4 contro Daniil Medvedev, giustiziere di un Jannik Sinner affossato da un virus nei quarti, mentre Djokovic ha fatto vedere perché lui ha sette affermazioni nello Slam più prestigioso del circuito. Ne ha dovuto prendere atto Lorenzo Musetti, costretto ad alzare bandiera bianca al cospetto della solidità e della qualità del campione serbo.

Ci ha provato il carrarino. Tante variazioni nel suo tennis, nel tentativo di mandare fuori giri Nole. Il nativo di Belgrado, però, ha trovato sempre la soluzione ai problemi proposti da Musetti e spesso non si è potuto fare altro che applaudire. Probabilmente i curatori del campo, nel vedere per quante volte il balcanico ha spolverato il gesso delle righe di fondo con i suoi colpi, avranno di che lamentarsi sui lavori di manutenzione del Centrale. Nel primo parziale è bastato un break al n.2 del ranking per portarsi a casa la frazione sul 6-4. Troppe seconde di servizio per Musetti e l'avversario ha rubato il tempo con l'istinto del killer. Nel secondo set, l'azzurro ha fatto vedere alcune delle sue magie. Costretto a fare gli straordinari per strappare il servizio al rivale, andando avanti di un break.

Tuttavia, in maniera inesorabile, Nole ha innescato la modalità "robot", rispondendo in maniera pazzesca e indirizzando la pallina nei pressi o sulla riga di fondo. Il toscano si è superato per trascinare questa specie di mostro al tie-break. Ma la grande differenza nella gestione dei turni alla battuta si è notata chiaramente e il 7-2 ha sorriso al 24 volte vincitore Slam. In apertura di terzo set Djokovic ha proseguito a danzare sui prati di Church Road, come se quel ginocchio destro non fosse stato mai operato. Un Rudolf Nureyev 2.0 con la racchetta in mano, disegnando il campo come Giotto e venendo a rete come il miglior Boris Becker, che dagli studi di Sky Sport si è goduto lo spettacolo, ricordando quello che fu nel 1985, nel 1986 e nel 1989. E così nella terza frazione è calato il sipario sullo score di 6-4, con il classe '87 che ha voluto dimostrate a tutti nuovamente quanto il ticchettio delle lancette dell'orologio biologico si sia congelato, con il gesto del violino dedicato a sua figlia e forse anche un po' al pubblico avverso, visti i fischi.

Musetti, dal canto suo, è uscito di scena con onore nel suo primo penultimo atto Slam, facendo vedere lampi della sua creatività, ma non strutturato per tenere botta alla furia serba.

E dunque, il remake della finale del 2023 ci sarà e Djokovic non aspettava altro di far pagare il prezzo ad Alcaraz, dopo lo sgarbo dell'anno scorso, puntando all'ottavo titolo come Roger Federer (decima Finale nei Championships).

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