Squadra anti stupro in azione: una notte a caccia con la polizia

La nostra cronista ha pattugliato la città insieme agli agenti Obbiettivo: prevenire le molestie sessuali, i furti e gli scippi

Squadra anti stupro in azione: una notte a caccia con la polizia

La volante «Città studi» lascia la questura di via Fatebenefratelli intorno alle 19, quando il sole è già tramontato. A bordo ci sono Mario e Francesca, poliziotti di lungo corso che sull'Alfa 159 blindata fanno coppia fissa già da qualche anno. Anche stasera, fino a mezzanotte, pattuglieranno le strade di Milano. Soprattutto quelle più degradate e buie, quelle nelle quali più di una volta hanno sventato molestie o violenze sessuali vere e proprie. Prima di partire preparano l'auto. Non devono mai mancare giubbotti antiproiettile, mitragliatore, due caricatori, estintore, cassetta del pronto soccorso e torce. La presenza di Francesca a bordo non è casuale. «Cerchiamo sempre di mandare un'auto con una donna a bordo - spiegano -. I casi di stupro sono sempre molto delicati». Cominciamo a correre lungo i Bastioni di Porta Venezia. Siamo in pieno centro, ma non si sa mai. «Non esistono luoghi più pericolosi di altri - dice Mario -, le violenze sessuali possono avvenire in qualunque posto. Soprattutto fra le mura domestiche». La prima tappa è la stazione Centrale. «Il problema più grande che incontriamo è far aprire le donne che hanno subito violenza - racconta Francesca -. Molto spesso sono vittime di persone che conoscono e che cercano di coprire. Quello che ci colpisce sempre è che sul momento non sembrano scosse. Sono in uno stato quasi catatonico. Si comportano come se la molestia l'avesse subita qualcun altro. Raccontano l'accaduto con distacco, come farebbero di fronte a un lutto molto grave». Continuiamo a correre, in sottofondo la radio gracchia per avvertite che è stato trovato un ciclomotore rubato. «Proprio vicino la stazione di recente una ragazza è stata violentata da un uomo che l'aspettava nell'atrio del portone - ricorda Francesca -. Era un egiziano amico di famiglia. Abbiamo scoperto che lo aveva fatto per vendicarsi del padre della vittima». Ogni sera Milano è controllata da venti volanti con due poliziotti a bordo. Il loro compito è pattugliare le strade, ma anche intervenire di propria iniziativa in caso di intuizioni particolari o segnalazioni. Molestie o stupri rappresentano buona parte del lavoro, anche se i dati del triennio 2006/2008 forniti dal ministero dell'Interno parlano di una riduzione del fenomeno. In città le violenze sessuali sono passate da 526 a 480. A commetterle sono nel 41 per cento dei casi cittadini italiani. Poi rumeni (11 per cento), egiziani (8 per cento) e marocchini (7 per cento). Mentre il traffico della città comincia a diminuire - e nelle strade il via vai di passanti lascia il posto a prostitute e travestiti - la volante arriva in zona Lambrate. «Qui una volta abbiamo arrestato un ragazzo che aveva violentato l'ex fidanzata appena maggiorenne - dice Mario -. La vittima, sudamericana, aveva paura di denunciarlo. Ma dopo due ore in ospedale siamo riusciti a convincerla. E' stata lei a dirci che subito dopo lo stupro il giovane era andato a giocare a calcetto». Poco distante, in via Lulli 13, c'è un'ex casa di appuntamenti. «Il proprietario affittava il palazzo a un brasiliano che lo usava per far prostituire giovani connazionali - continua Mario -. Adesso l'immobile è confiscato e andrà all'asta». Percorriamo un tunnel buio e arriviamo in via Sammartini, con i suoi locali «alternativi» e quel civico 33 troppo spesso al centro della cronaca per prostituzione e spaccio di droga: «Qui in una sola mattinata abbiamo sequestrato cento pastiglie di ecstasy e un litro e mezzo di ghb, la droga dello stupro. Bastano tre gocce in una bevanda analcolica per impedire a una ragazza di reagire». In via Venini la radio ricomincia a gracchiare, poco distante due iraniani si sono picchiati per via di un tappeto mai consegnato. Proseguiamo lungo via Padova, poi torniamo indietro verso viale Brianza e via Melchiorre Gioia, il regno dei trans. Aspettano i clienti dentro macchine fiammanti con le quattro frecce accese. Appena ci vedono arrivare accendono il motore e se ne vanno: rischiano 450 euro di multa. «Ora sono pochi, le serate calde sono venerdì e sabato».

A mezzanotte rientriamo in questura. «Per fortuna stasera è andata bene - conclude Francesca -, ma purtroppo non è sempre così. Sono tante le donne che rischiano, soprattutto le magrebine. Nella cultura musulmana le donne sono considerate inferiori».

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