Staglieno, giardini in mano alle baby gang

Staglieno, giardini in mano alle baby gang

La chiamano la «canchita». Il campetto. Sono i Giardini Cavagnaro di Staglieno. Un luogo che da tempo ha perso la sua genovesità ed è diventato il quartier generale delle bande dei ragazzini sudamericani che qui si danno appuntamento da tutti i rioni di Genova. Murales, minacce e insulti parlano spagnolo. La piastra sul Bisagno all'uscita autostradale di Genova Est era nata come un parco giochi per i bimbi del quartiere di Staglieno. Oramai, giorno e notte, è diventata il luogo di incontro di «pandilleros» che hanno anche sgominato le baby gang italiane. E di piccoli ecuadoriani scappati di casa che qui trovano il «branco» che li protegge, a volte dai loro stessi genitori. Che, se li vengono a prendere o a cercare, vengono malmenati e presi a male parole. Di giorno bisogna stare attenti a passare lì in mezzo. A quello che si dice e anche a come li si guarda. Non perdono occasione per attaccare briga, alzare le mani su chiunque, uomo donna, bambini, giovane o anziano.
Non hanno codici morali ma vivono allo stato brado. Scivoli, attrezzi di varia forma colorati hanno perso la loro vivacità e sono diventati le pagine del diario di questi piccoli teppisti che con le loro scritte nere e lugubri inveiscono contro gli italiani, ragazze o nemici.
In questo scenario sono costretti a giocare i bimbi che abitano sulle rive del Bisagno. Devono stare attenti a non essere investiti dai motorini che scorrazzano indisturbati tra panchine, aiuole e giochi. Qui girano tranquillamente in due o tre per motorino, senza casco. E i nonni, o i genitori che provano a dire qualcosa vengono subito minacciati, derisi, messi in mezzo e aggrediti. Si racconta di anziani, seduti sulle panchine, su cui questi «teppisti» hanno orinato addosso prendendoli alle spalle. Le mamme sono seriamente preoccupate. Ma anche seguirli in questa bolgia dantesca può essere un serio problema. Di giorno si sopravvive. Alla sera i giardini Cavagnaro diventano una zona off limits. I sudamericani arrivano provvisti di bottiglie di birra e alcolici di vario genere e, con grosse radio stereo che sparano «a palla» regguetton, salsa e merengue. Gli abitanti dei palazzi che si affacciano sulla piastra temono anche di scendere, alla sera, a portare la spazzatura.
E così, sulla piastra, si organizzano gare di motorini. Qualcuno porta i cani, definiti «mordaci», ma oramai diventati di gran moda, status symbol, alla stregua dei telefonini, a scorrazzare senza guinzaglio e museruola, sia di giorno sia di notte. La sporcizia e la spazzatura, le bottiglie di birra e le deiezioni canine, stanno a poco a poco sommergendo quell'unica isola di divertimento e di svago dei bambini di Staglieno.
Il campetto di calcio, la «canchita», appunto, non ha più reti di protezione, i marciapiedi e la copertura in mateco, il materiale usato per non farsi male, sono completamente distrutti, le panchine devastate. Qui arrivano da Sampierdarena, Cornigliano. Non sono conosciuti.

Le facce che si incontrano hanno più la fisionomia e la pigmentazione delle razze precolombiane che i tratti somatici dei discendenti di Govi. Se sei indesiderato ti tirano addosso le bottiglie, ti accerchiano, ti seguono. Anche la polizia gira al largo.

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