La statua dei miracoli «salvata» dal magazzino

Pellegrini in pullman a Pieve di Pasturana per chiedere una grazia alla Madonna che vigilava sui malati dell’ospedale Niguarda

La statua dei miracoli «salvata» dal magazzino

(...) Pieve di Pasturana, pochi chilometri da Novi Ligure, c’è sempre qualche auto parcheggiata, anche fuori dall’orario delle funzioni: non manca mai chi si ferma per una preghiera, o soltanto per ritrovare un po’ di pace. Qualcosa di speciale questo posto deve averlo. Basta dare un’occhiata all’interno per accorgersi degli ex voto che coprono le pareti e di tutte le candele che illuminano la statua della Madonna. «Salute degli infermi», porta scritto sulla corona. Ora tutto comincia ad essere chiaro.
La conferma arriva dalla signora Paola, che insieme a Maria, è un po’ la tuttofare di questo luogo di culto: «La gente viene qua per chiedere le grazie, le guarigioni alla Madonna della Salute. Non solo dal circondario: molti arrivano da Milano. D’altronde è da lì che viene la statua». Alla fine degli anni ’80 la Madonna della Salute aveva vigilato per anni sui pazienti di una corsia dell’ospedale Niguarda. Rischiava di finire in un magazzino, quando fu salvata dall’allora parroco di Pasturana, il milanese don Gianfranco Ravara. Su ordine del vescovo, fece ristrutturare l’antica chiesa paleocristiana e vi portò la statua. Da allora per quindici anni innumerevoli pellegrini sono scesi a Pasturana per chiedere una grazia alla Madonna, addirittura organizzando pullman. Nel frattempo, nel piazzale è spuntata una statua di Padre Pio ma, secondo l’opinione della Curia, tutta la faccenda ha assunto un tono un po’ troppo miracolistico. Don Paolo, il nuovo parroco subentrato l’anno scorso a don Gianfranco, getta acqua sul fuoco: «I miracoli - spiega - possono accadere, ma non li fanno certo le statue. Sono opera di Dio Onnipotente, per intercessione della Madonna o di un Santo. Il rischio vero, il grosso rischio, è di dimenticare che al centro di tutto c’è Dio».
Il nuovo parroco, comunque, è felice di tutto il movimento che c’è intorno a questo luogo mariano. Per questo non trascura questa piccola chiesa, dove si celebra una seguitissima messa alla settimana e si recitano due rosari al giorno. «Anche se - ricorda don Paolo - quando si vuol chiedere un aiuto a Dio, questo si può fare ovunque e non è necessario venire per forza qui. L’importante è avere la fede». D’altronde non ci saranno più i pullman, ma ormai la fama del luogo attira molte persone animate da fede genuina. «Anche all’una di notte può capitare di trovare qualcuno a pregare qui davanti», racconta orgogliosa Paola, che ci fa conoscere la signora Daniela, la cui vita è legata alla Pieve. Milanese, molto amica di don Gianfranco, Daniela, una ventina di anni fa, era molto malata: «Un linfoma. Infinite sedute di chemioterapia e radioterapia, che negli anni ’80 non erano misurate come adesso. In mezzo a quest’inferno, io aspettavo un bambino. I medici, giustamente, erano preoccupatissimi: “guardi, signora, che è meglio abortire”. Io invece mi sono affidata a Maria e sono andata avanti. Mio figlio è nato sanissimo, e l’ho chiamato Emanuele, “Dio con noi”». Quando poi si è trattato di salvare dall’oblio la Madonna della Salute, la signora Daniela se l’è caricata in macchina e ha portato a Pasturana, da don Gianfranco, la statua davanti alla quale aveva pregato tante volte al Niguarda.
Il pomeriggio sta finendo, davanti alla silenziosa chiesina. Dopo la messa si chiacchiera sul piazzale.

A spiegarci, con intelligente ironia, il perché del culto mariano è il padre della signora Daniela, un simpatico e loquace sciùr: «Cosa vuole, è meglio pregare la Madonna perché è la nostra mamma, e le mamme sono sempre comprensive. Se ci rivolgessimo direttamente al Padre, Lui dovrebbe usare il bastùn di legno, con tutto quello che combiniamo qui nel mondo».

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