Stavolta tocca a Venus: ma Wimbledon non applaude

Agli appassionati di tennis ieri Wimbledon ha offerto una finale femminile bellissima. Erano in campo le due sorelle Williams, sicuramente le più meritevoli, le più forti. Non si poteva certo parlare di novità perché Venus e Serena sono state le grandi protagoniste degli ultimi 7 anni. L'una o l'altra sono sempre arrivate in finale. E, per due volte (2002, 2003) ha vinto Serena battendo la sorella maggiore. Forse è più semplice raccontare che dal 2000 al 2008 soltanto la bella Maria Sharapova e Amelie Mauresmo sono state capaci di detronizzarle.
Naturalmente la sfida tra due sorelle di colore, inventate da un padre poverissimo, sembra uscita dalla penna di un romanziere molto fantasioso, anche perché il tennis è sempre stato un gioco riservato ai bianchi, eccezione fatta per la Gibson e Arthur Ashe. Difatti sembra incredibile che un bel giorno Mr. Williams, passando davanti a un club molto esclusivo e leggendo su un cartellone la cifra milionaria messa in palio, decise di avviare le sue due bambine allo sport della racchetta convinto che sarebbe stato quello il modo per consentirgli di uscire dal ghetto poverissimo di Los Angeles. Ma, ancora più incredibile è che Mr. Williams, totalmente incapace di giocare a tennis, sia stato il loro allenatore.
Nel 1994, quando in America si cominciò a parlare di Venus e di Serena, il giornalista inglese Richard Evans mi chiese se potevo trovare uno sponsor per le due piccole star. In Italia erano tempi gloriosi per l'abbigliamento sportivo. Cercai di aiutarlo, ma nessun industriale era disposto a spendere una lira. Un tentativo andò quasi a buon fine con la Superga. Intanto Venus e Serena, seguendo gli ordini del padre, apparivano e scomparivano dai circuiti juniores. Tutti erano convinti che Mr. Williams fosse matto! In realtà lui aveva davvero delle curiose teorie: andava farneticando che le ragazze sarebbero diventate le più brave del mondo, ed aveva ragione.
Il lettore mi perdoni se mi sono dilungata in questa premessa, ma era l'unico modo per arrivare al fenomeno che si è verificato ieri a Wimbledon. Durante la finale femminile nel Tempio del Tennis è caduto il silenzio. Credo che poche volte le donne abbiano offerto uno spettacolo migliore, eppure tutti erano indifferenti o sospettosi. Era come se il pubblico percepisse un imbarazzo acuto. E dire che persino il turno più anonimo ed insignificante sul Centrale, dagli inglesi, per tradizione, riceve applausi e consensi! Mi sono domandata la ragione di tanta diffidenza e indifferenza. Mi sono meravigliata delle dichiarazioni della Navratilova, anche lei d'accordo nel sostenere che la sfida tra le due sorelle non avrebbe regalato emozioni. La gente ha guardato la finale senza viverla come meritava, senza giudicarla con obiettività, rifiutando di lasciarsi coinvolgere. Le due campionesse avevano messo in piedi uno spettacolo eccellente. Venus ha vinto (7-5, 6-4) aggiudicandosi il titolo per la quinta volta come ha fatto Federer. Non sono state 5 vittorie consecutive, ma a lei va il merito di aver disputato molte più finali.

Se a questo aggiungo che all'inizio Serena era passata in vantaggio lasciando solo 1 piccolo punto su 10 alla sorella e che tutto fino a 4-3 sembrava destinato a girare in suo favore giustifico anche la situazione di incertezza di una magnifica sfida ingiustamente bistrattata.

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