Studenti contro il bullismo: al Carlo Porta arrivano le ronde

Il preside Columbo: «In questo modo riusciamo a tenere il fenomeno sotto controllo»

Il bullismo a scuola si può battere, o almeno contenere. Soprattutto se l’impresa ha per protagonisti gli stessi studenti. Un esempio di particolare significato si registra all’Istituto alberghiero Carlo Porta di viale Uruguay, al Gallaratese, dove, ormai da tre anni, si sta attuando la cosiddetta «educazione fra pari»: un gruppo di 20 studenti che ogni volta che si avverte una situazione di prevaricazione vengono chiamati dagli stessi insegnanti a intervenire.
«Quando tre anni fa sono arrivato al Porta – racconta Carlo Columbo, il dirigente scolastico – questa era una scuola che aveva problemi di bullismo. Furtarelli, prevaricazioni, minacce dei più arroganti sui più deboli». Un giorno un ragazzo si ritira dalla scuola. Senza un apparente perché. Si viene poi a sapere che non ce la faceva a sopportare le angherie di alcuni suoi compagni di classe. «Ci siamo posti seriamente il problema di arginare la situazione – continua il preside – e ci siamo fatti aiutare da chi è esperto del problema: per questo abbiamo accettato il suggerimento dell’Asl di dar vita a un corso di educazione alla pari per i ragazzi». Una sfida difficile perché rompeva uno schema educativo consolidato e che assegnava agli studenti stessi un ruolo mai praticato.
«Non tutti gli insegnanti vedevano di buon occhio che dei ragazzi e delle ragazze fossero coinvolti in un corso di preparazione per diventare educatori alla pari – spiega Columbo –. E anche all’esterno chi aveva posizioni di integralismo religioso ed educativo non era favorevole a questa esperienza. Ma siamo andati avanti per la nostra strada. E mi pare che la scommessa la stiamo vincendo: al Porta, grazie al lavoro degli educatori alla pari, il fenomeno del bullismo si può dire sotto controllo». Ne sono convinti prima di tutti gli stessi studenti «educatori alla pari». «È meglio che interveniamo noi – spiega Daniele, studente di quinta coinvolto nel progetto sin dall’inizio –. Soprattutto dopo la preparazione che abbiamo avuto nel corso, siamo in grado di essere più convincenti coi nostri compagni». Quando e come venite chiamati in causa? «Sono gli insegnanti che ci segnalano situazioni critiche – continua a raccontare Daniele –. Quando si creano tensioni perché un ragazzo ruba la ragazza a un altro. Oppure si verificano furti di merende. Tutte situazioni che rischiano di trascendere. Allora noi interveniamo, parliamo sia con chi vorrebbe imporsi con la prepotenza sia con chi rischia si subirla e li facciamo ragionare». E i risultati arrivano. «L’anno scorso – prosegue lo studente – c’era una mia compagna problematica che si azzuffava con delle ragazze più piccole, belle ragazze, che la deridevano. Ho cominciato a parlare con lei e con le altre, e tutte hanno capito che non aveva senso aggredirsi. Adesso sono diventate tutte amiche e si vogliono bene».
Per Barbara, una studentessa di quinta «educatrice alla pari» della prima ora, ormai al Porta questa esperienza è diventata fondamentale: «Nella scuola siamo diventati un punto di riferimento per tutti i nostri compagni - dice -. Il motivo del successo del nostri intervento? Capacità di ascolto e pacatezza nel proporci.

Del resto a scuola ritroviamo le stesse dinamiche che incontriamo fuori, nel quartire in cui viviamo. Abituarci ad affondare questi problemi nelle nostre classi ci aiuta a creare il clima di rapporti giusto per dare vita a una vera convivenza ovunque».

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