Per uno studio americano il secchione fa poco sesso: falso. Io sono la prova

Uno studio americano sostiene che più hai cervello, meno hai rapporti carnali. Ma posso dimostrare che l’euforia erotica è la più intellettuale delle gioie

Per uno studio americano 
il secchione fa poco sesso:  
falso. Io sono la prova

Che le persone intelligenti facciamo meno sesso, come sostiene la rivista americana Psychology today, è possibile, anzi è una realtà quasi inevitabile. E posso capirlo. Si parla infatti della intelligenza come un’astrazione: essa ci indica le priorità, le precedenze, le opportunità. La vita di molti preti intelligenti e casti lo dimostra.
Si può convenire che «l’intelligenza è associata in senso negativo alla frequenza dell’attività sessuale». Dovrò quindi essere annoverato fra i cretini? La mia vita e i miei comportamenti contraddicono queste premesse.

Tutte le considerazioni che la rivista riporta sembrano portare a questa conclusione: il nesso negativo fra sesso e intelligenza si vede già in età adolescenziale: avere un quoziente intellettuale più elevato, infatti, è associato nei giovani e fare sesso più avanti negli anni. Ancora: le persone con un più alto livello di istruzione tendono ad avere un minor numero di partner nel corso della loro vita.
Insomma, io avrei sbagliato tutto. Né vale la considerazione estetica legata al luogo comune che le persone intelligenti si trascurino, siano meno attraenti nel fisico. La ricerca è implacabile: a parità di fascino e bellezza, l’intelligente fa meno sesso, del meno dotato in fatto di testa.

Nessun dubbio. Mia madre, in anni ormai lontani, mostrava la sua indifferenza, se non opposizione, ai rapporti sessuali, argomentando che erano ripetitivi, sempre uguali, in netto contrasto con la visione di mio padre. La stessa cosa si riproduce nella posizione della mia fidanzata, Sabrina Colle, la cui tensione sessuale è così debole che ha deciso trovandomi consenziente di sospendere i suoi rapporti con me, mantenendo intatta la sfera affettiva, non preoccupandosi troppo della mia attività sessuale, osservata con compatimento. D’altra parte io stesso lo penso quando vedo coppie di lunghissimo corso e ne considero la persistente, ripetitiva attività sessuale. Anche nei casi migliori: «Toujours perdrix».

Si rimpiange la polenta. Contestualmente Elizabeth Banks si confessa a Esquire: «Il sesso? È un atto ridicolo a ben vedere, ma non sono mai imbarazzata da qualcosa che fa ridere la gente».
Forse il mio comportamento assomiglia a questa forma di sdrammatizzazione.

Ma resta il fatto che, sulla base delle valutazioni della rivista americana io mi comporto come un cretino. Perché lo faccio dunque? Perché lo fanno altri, presunti intelligenti, come me? Alcuni perché sono soltanto presunti, e sono stati abili a non far riconoscere la propria stupidità, altri perché, come molti, non riescono a manifestare intelligenza senza vanità.
L’intelligenza determina invidia: ma somma invidia, per il vanitoso, determina le conquiste, infantili trofei che dimostrano riconoscimento e successo.

D’altra parte i successi amorosi si chiamano, con una terminologia che diventa sempre più arcaica, conquiste. E le conquiste affermano e confermano valore e potere. Sarà questo che mi muove fin dall’adolescenza? Sarà questo il campo, pacifico, (fate l’amore non fate la guerra) in cui io esprimo il mio spirito di conquista? Sarà. Ma sarà anche che io, in nome dell’intelligenza, ho un razionale rispetto della mia bestialità. E, contrariamente alle conclusione di Psychology today non sono mosso dall’istinto di riprodurmi, implicito nell’atto sessuale, ma dall’istinto del piacere, come euforia erotica, e del piacere di piacere, come conferma di capacità della stessa intelligenza. Il filosofo e italianista Lucio Ordine mi raccontava manifestando la sua energia e la sua gioia di vivere quante conquiste avesse fatto con la poesia, recitando alle sue provvisorie compagne versi seducenti e irresistibili.
Metteva alla prova un suo compiacimento adolescenziale con una soddisfazione perfino infantile che io comprendo e condivido ma che ho mascherato in forme, ormai proverbiali, di cinismo, del genere: «Da qualche parte nel mondo esiste per ognuno di noi la donna ideale: basta evitarla». Ed è vero che l’intelligenza può essere finalizzata a un obiettivo anche fine a se stesso. E in tal modo coincidere con il ludus.

Il filosofo e storico Johan Huizinga ha scritto un fondamentale saggio: «Homo ludens», non in contrasto, ma in armonia con l’homo sapiens, anzi come espressione di quella sapienza. Ci può dunque essere un rapporto fra l’intelligenza e il gioco. E questo può forse spiegare la componente infantile di chi continua a praticare un’intensa attività sessuale anche in età adulta e non in contrasto con la sua riconosciuta intelligenza. È un modo per sentirsi meglio.
E la rivista Psychology today ci spiegherà, com’è ovvio, che le persone più intelligenti fanno poca ginnastica? E sarà anche. Ma non è una buona ragione per non fare ginnastica o per ritenere che chi la fa sia un cretino.

Per questo, serenamente, continuerò a fare la ginnastica che preferisco. D’altra parte non si contano i capolavori e le conquiste di pensiero di persone che hanno fatto molto l’amore.

Da Socrate a Leonardo, da Caravaggio a Pasolini senza distinzioni di sesso, per raggiungere il loro compiuto piacere
Fino a Simenon che, tra spontanee e a pagamento ha fatto l’amore con diecimila donne. E non mi pare che nessuno possa mettere in discussione l’intelligenza di questi miei illustri colleghi. Se poi abbiamo liberato il cretino (o la bestia) che è in noi ce ne faremo una (intelligente) ragione.

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