Stupri, ora spunta un terzo caso Caccia al mostro in passamontagna

Paura, rabbia, indignazione. Tor Carbone è sotto choc, dopo la notizia della violenza sessuale subita tra giovedì e venerdì notte dalla studentessa ventunenne nel garage di via Sommer. Ma lo è ancora di più dopo la denuncia fatta ieri da una donna, probabilmente una poliziotta, che ha raccontato di essere stata sorpresa la sera precedente da uno sconosciuto, che si era intrufolato nel suo box auto, a pochi metri da dove 24 ore dopo è poi riuscito a portare a termine il suo macabro piano. La super testimone, però, è riuscita a metterlo in fuga gridando. La studentessa, invece, no. E ora è chiusa in casa, nel suo dolore, protetta dall’affetto di familiari e amici, una vera e propria processione nel tentativo di consolarla. Con gli estranei, invece, non parla. Si limita a ripetere: «Lasciatemi in pace, andate via».
La tensione, però, nel quartiere cresce, soprattutto adesso che gli investigatori sembrano convinti di trovarsi di fronte a uno stupratore seriale. «Solo io ho dovuto accompagnare ieri sera tre ragazze a casa fino all’ascensore, me lo hanno chiesto loro perché hanno paura», ha raccontato un giovane che lavora in un bar della zona. «Non mi ritirerò mai più da sola col buio - ha aggiunto una residente - adesso temo che in qualsiasi momento possa spuntare l’ombra di qualcuno». «Questo è un posto fin troppo tranquillo - aggiunge un’altra dipendente del bar - qui i ladri agiscono indisturbati, forse per questo le donne hanno paura di subire un’aggressione senza che nessuno se ne accorga».
Qualcuno nella zona preferisce non commentare, quasi a voler scongiurare che gli stupri possano ripetersi. «Non voglio parlare di questa storia - dice un residente - ed è solo per non accrescere la paura che già si sta diffondendo. Adesso la nostra tranquillità è stata turbata». Anche alla Bufalotta, dove un mese fa il mostro ha preso di mira una giornalista di 34 anni, si vivono ore di angoscia. I primi esiti degli esami sui reperti, i vestiti e lo scotch usato per legare le vittime, dimostrerebbero che il Dna è lo stesso. Identico anche il nastro isolante, usato per immobilizzare le poverette, come il mephisto nero indossato dallo sconosciuto. Quindi il mostro dovrebbe essere uno solo, forse responsabile anche di un altro caso. Una violenza avvenuta diverso tempo fa, nello stesso identico modo, sulla quale ora sta lavorando il pm Antonella Nespola della Procura di Roma.


Importantissimo sarebbe scoprire se qualcuno abbia visto tra giovedì e venerdì sera qualcosa di sospetto, magari un uomo allontanarsi velocemente da via Sommer, a bordo di un’auto o di qualunque altro mezzo. Le telecamere del garage, infatti, non erano funzionanti e quindi non hanno ripreso i tragici, interminabili minuti dello stupro.

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