Su quel cargo viaggiano medicine e solidarietà

Su quel cargo viaggiano medicine e solidarietà

di Ferruccio Repetti

Materiale sanitario, medicine e, soprattutto, un carico pieno zeppo di solidarietà viaggiano ancora una volta a bordo di una nave «Jolly» della Linea Messina, per raggiungere, risanare e rincuorare tanti bambini ricoverati in un remoto ospedale dell’Eritrea. Non è «la prima volta», per la compagnia armatoriale genovese che conosce le coste e gli approdi dell’East Africa come i moli della Lanterna, per via della lunga consuetudine di trasporto di contenitori e semirimorchi sui cargo che fanno la spola da Genova al Capo, toccando avamposti storici, leggendari (e oggi all’avanguardia, dal punto di vista logistico) come Bou Said, Jeddah, Djibouti, Mombasa e Durban... Ma non è nemmeno la prima volta che i Messina concedono gratuitamente la stiva di una loro Jolly a un’iniziativa benefica, destinata alle popolazioni africane. La prossima rotta è imminente: fine marzo, quando la «Onlus Cooperazione internazionale solidarietà sanitaria» di Canelli, sempre effervescente (e sostanziosa e affidabile) come i nobilissimi spumanti che si producono nel circondario astigiano, si metterà materialmente in movimento. Il «senso» del viaggio lo spiega il presidente della Onlus Ciss, Pier Luigi Bertola, che è esploratore di territori e dell’animo umano: «Una volta arrivati in Sudan, a Khartoum, inizieremo l’itinerario via terra verso quell’ospedale che abbiamo individuato, dove la situazione sanitaria è molto carente e la mortalità infantile elevata. Intanto, negli ultimi giorni di questo mese - aggiunge Bertola - andremo a recuperare il furgone imbarcato un mese prima a Genova con un carico di materiale sanitario e alcune lampade provenienti dalle sale operatorie dell’Ospedale civile di Asti».
Il seguito è come fosse un romanzo, e invece è tutto vero, come succede sempre con la realtà che supera la fantasia. È ancora il presidente della Onlus a raccontare: «Arriveremo a Khartoum e ci fermeremo qualche giorno dai Salesiani per toccare con mano la reale situazione sanitaria del posto. Quindi entreremo in Eritrea via terra attraversando la zona est del Sudan, una delle più suggestive del Paese, con numerose popolazioni nomadi, greggi di pecore e file interminabili di cammelli...». Non basta: il percorso verso il confine eritreo dev’essere effettuato con camion di linea adibiti al trasporto di persone. Mille chilometri, e «dovremo attendere ore per il passaggio dei confini, prima di raggiungere Massaua, sul Mar Rosso.

Siccome per le leggi vigenti non è possibile o, comunque, estremamente difficoltoso il trasporto di medicine, noi - precisa Bertola - preferiamo acquistarli in loco, perché c’è un bisogno assoluto di farmaci tipo antibiotici, per infezioni intestinali e parassitarie e, in generale per le malattie di bambini e neonati». Un viaggio, insomma, che è un po’ anche un’avventura. Umana, comunque. Via mare, via terra, e via da qualunque interesse che non sia quello di essere utili al prossimo che ha bisogno.

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