Dimenticate Gravity. Una missione nello spazio è fatta di fatica e studio, di routine quotidiana e qualche imprevisto. Parola di chi in orbita c'è stato per sei mesi, esattamente 177 giorni. Luca Parmitano, 39 anni, maggiore, pilota collaudatore dell'Aeronautica militare e astronauta dell'Esa (l'Agenzia spaziale europea), ha fatto tappa a Milano per raccontare la sua avventura. Partito per la Stazione spaziale internazionale (Iss) a fine maggio del 2013, gira l'Italia per descrivere giornate che sembrano davvero uscite da un film di fantascienza. Prende di mira il film con Sandra Bullock e George Clooney, ma solo per scherzo: "Sandra entra ed esce dallo scafandro spaziale in meno di tre minuti netti - commenta -. In realtà la 'vestizione' è molto complicata e dura più di 20 minuti".
Oltre che il sesto astronauta italiano e il primo ad aver fatto una "passeggiata spaziale" fuori dalla Iss durante la missione "Volare", Parmitano è anche un bravo divulgatore. Indossa la tuta blu con la bandiera tricolore e il simbolo dell'Esa, mostra un video sulla sua permanenza in orbita a 400 chilometri dalla Terra e racconta passo passo. "Quando la nostra capsula ha agganciato la Stazione e siamo entrati ero incredulo. Non solo per il sogno di una vita che si avverava, ma anche perché ad accoglierci c'era tra gli altri il collega americano Chris Kassidy che si era rapato a zero in mio onore (Parmitano è calvo, ndr). Non riuscivo a smettere di ridere".
Kassidy è anche il compagno di Parmitano nella prima passeggiata nello spazio effettuata da un astronauta italiano. "La spacewalk è sempre molto faticosa - ricorda il maggiore dell'Am - dura circa sei ore e mezza, che abbiamo impiegato per installare fuori dalla Iss due dispositivi. A un certo punto a causa di un problema al sistema idraulico della tuta il mio casco ha cominciato a riempirsi d'acqua". Niente panico, dice Parmitano, ma una bella chiamata a terra, a Houston, per comunicare il "contrattempo". "Non era mai successo prima e non era neppure mai stato preventivato - continua l'astronauta -. Dopo una serie di domande dagli esperti della Nasa e dopo aver valutato le diverse possibilità, mi è stato ordinato di rientrare".
Parmitano fluttua verso la base, ma l'acqua continua a riempirgli il caso e se non bastasse il sole tramonta e il buio scende fitto e all'improvviso: "Mi sono ritrovato a testa in giù, manovra necessaria al rientro, con l'acqua nel naso e nelle orecchie e il buio più nero intorno: non vedevo né sentivo più nulla". Per fortuna, una volta tornato a tentoni nella Iss, l'acqua ha smesso di entrare nel casco del maggiore e tutto si è risolto. L'astronauta giura di non aver avuto paura, anzi: "È stata un'ottima giornata per lo spazio. Perché sono qui a raccontarvelo e perché abbiamo affrontato e potremo prevenire un ostacolo mai considerato prima".
Il resto dell'esperienza è fatta di due ore al giorno di attività fisica per evitare le conseguenze negative della mancanza di gravità sull'organismo, dei sabati sera e le domeniche liberi passati a suonare la chitarra o la tastiera, di preparazione di uova strapazzate e "biscotti", di succo di frutta che galleggia nell'aria, di sperimentazioni sul corpo umano per valutare gli effetti della permanenza in orbita. E dell'impossibilità di descrivere l'infinito, il nero più profondo dello spazio e la visione della terra da lassù: "Io non trovo le parole - ammette Parmitano -.
Un giorno dovremo mandarci un poeta, che ne inventerà di nuove". Il testimone ora passa a Samantha Cristoforetti, prima donna italiana selezionata dall'Esa, che decollerà dal cosmodromo russo di Baikonur per la sua missione sulla Iss il prossimo novembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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