Il Sun Odissey in tre nuove versioni tra comfort e qualità

Rilanciare il mondo della nautica, messo in difficoltà dalla crisi economica. Fare chiarezza sulle normative esistenti per favorire lo sviluppo di nuovi posti di lavoro e l'arrivo di investimenti. E, infine, discutere su come migliorare il decreto Salva Italia introdotto dal governo, che impatta su tutto il settore. Sono i temi principali dei quali si è parlato nel corso della prima Assemblea generale della nautica, che alla Fiera di Roma ha riunito le principali associazioni di categoria in concomitanza con l'inaugurazione della sesta edizione di Big Blu, il Salone internazionale della nautica e del mare tradizionalmente ospitato, fino al prossimo 26 febbraio, dalla capitale.
Sono soprattutto le misure restrittive introdotte dall'esecutivo a far discutere chi con la nautica vive o si diletta nel tempo libero. In particolare, quelle che mirano a contrastare l'evasione fiscale. «La proposta di fiscalizzazione del governo colpisce in maniera sbagliata, a 360 gradi, tutto il nostro mondo», spiega Francesco Di Manno, presidente dell'Ainud, Associazione italiana noleggio unità da diporto. Si parla prevalentemente di barche dai 10 ai 18 metri di lunghezza, soprattutto a vela. In totale, circa 4mila unità delle quali l'85 per cento in locazione e il 15 a noleggio. Le aziende che compongono il mercato sono circa 700 e il settore muove volumi abbastanza interessanti, anche in termini di indotto. «Questo mondo è però abbandonato dal punto di vista normativo - prosegue -. Inoltre, la nautica in generale, in alcuni casi anche in maniera demagogica, è stata presa a simbolo di evasione fiscale in controtendenza con quella che è la realtà dei fatti e che vede la barca, nella cultura moderna di un Paese occidentale, come un mezzo al pari di un auto di alto livello». Lo scopo dell'Assemblea è stato proprio quello di proporre soluzioni per colmare questo vuoto. E far comprendere come, anche da un punto di vista occupazionale e di sviluppo dell'indotto, sia fondamentale rilanciare tutto il settore.
Un primo passo, proprio con il Salone di Roma, viene fatto in questi giorni con la volontà di affermare e rafforzare sempre di più il Made in Italy, come garanzia di qualità per la nautica a livello mondiale. Ma nonostante questo, il settore vive una crisi ancora molto forte. «La situazione peggiore è nel mercato delle medie imbarcazioni, dagli 8 ai 15 metri», conferma Lorenzo Selva, presidente e amministratore delegato della Selva spa che, da oltre 50 anni, produce motori marini. «Chi opera solo in questa fascia è in grandissima difficoltà. In tempi di crisi le persone fanno di necessità virtù e si accontentano di una barca più piccola, più facile da gestire, meno onerosa da mantenere. Credo che complessivamente il calo delle vendite in tre anni in Italia superi di gran lunga il 50%». Di qui la necessità di riflettere su una normativa che penalizza oltre misura il settore. «L'assurdità della manovra si trova nel fatto che così impostata si può definire una tassa di soggiorno e non un tassa sul bene. Questo comporterà che il settore maggiormente colpito sarà quello dei porti dove certamente si registrerà una riduzione degli stranieri. Siamo l'unico Paese al mondo che ha previsto questa forma di tassazione sullo stazionamento e non sul bene». E sono proprio appuntamenti come il Salone di Roma la vetrina indispensabile per far conoscere e rilanciare il settore. «Parliamo di oltre 140mila visitatori, 600 aziende, 800 imbarcazioni con 11 padiglioni occupati per oltre 100mila metri quadri di spazi espositivi che la rendono certamente un punto di riferimento per la nautica e per tutto l'indotto che ne deriva - commenta Mauro Mannocchi, presidente della Fiera di Roma -. Si rischia di distruggere un settore spingendo gli stessi consumatori a spostarsi in Francia o nella costa dalmata dell'ex Jugoslavia. Credo che appesantire la pressione fiscale in un particolare settore possa essere un errore se questo processo non è accompagnato da una adeguata verifica delle filiere reddituali.

Certamente, dove c'è, l'evasione va colpita ma va fatto con un progetto fiscale che non riguardi solo le imbarcazioni o i suv, ma anche una platea di persone che riescono a farla franca perché le maglie del fisco non sono registrate bene».

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