La svolta ambientalista dei colossi informatici

La rivoluzione ambientalista degli ecocomputer: i pc del futuro saranno a basso consumo e costruiti con plastiche biodegradabili. I server oggi consumano quanto l'intera industria aeronautica mondiale

La svolta ambientalista 
dei colossi informatici

Scaricare la posta elettronica, giocare al solitario di Windows, dare un’occhiata alle ultime notizie sui siti dei quotidiani: per l’ambiente, equivale a scorrazzare a bordo di un fuoristrada. Nella rincorsa agli stili di vita verdi, il corridore ambientalista dovrà tenere da conto un nuovo, insidioso e inaspettato ostacolo: il pc. Il miliardo di computer che colonizzano oggi il pianeta è infatti responsabile del due per cento delle emissioni nell’atmosfera di anidride carbonica, il gas principale causa dell’effetto serra. Percentuale a una prima lettura trascurabile, ma che in realtà rappresenta l’equivalente delle emissioni dell’intera industria aeronautica mondiale.

Il petrolio consumato per tenere accesi i computer con cui milioni di adolescenti giocano in rete è lo stesso consumato dai vettori che solcano i cieli di tutto il mondo; ma c’è una differenza importante: i pc sono molto più avidi di energia degli aerei. Nel 1996 i server, calcolatori di maggiori dimensioni e potenza che forniscono servizi a altri computer (client), consumavano 100 watt, oggi oltre 400. A ciò si aggiunga la crescita esponenziale delle It: nel solo 2007 in Gran Bretagna è stato venduto il 48% in più di spazio per memorizzare i dati, contro il 3% d’aumento dei passeggeri aerei. E non è ancora finita: oltre a essere delle idrovore di energia in vita, il colpo più pesante all’ecosistema i personal computer lo danno da «morti», quando, diventati obsoleti (quattro anni la vita media di un pc da ufficio), devono essere rimpiazzati, e il cocktail di sostanze nocive che contengono deve essere smaltito. Il piombo, per esempio, rappresenta il 20% del peso del vetro di uno schermo, e i monitor catodici ne contengono fino a 2 kg.

Consola poco il fatto che ormai si vendano quasi esclusivamente schermi piatti lcd, visto che questi contengono invece molto mercurio. E ancora il cadmio, presente nelle batterie, e il berillio, che potenzia le capacità conduttive delle schede madri; il tutto assemblato e tenuto insieme da tanta, tanta plastica. La sirena d’allarme sulla pericolosità per l’ecosistema mondiale dell’avanzata delle It è già suonata da un pezzo, e gran parte dei colossi del settore si è attivata perché la prossima generazione di computer sia «verde» (non va per altro sottostimato il valore commerciale dell’operazione, visto che sul consumatore critico del terzo millennio qualsiasi prodotto che faccia riferimento in qualche modo alla tutela dell’ambiente ha un notevole appeal).

Una delle ultime iniziative ha visto scendere in campo due dei pesi massimi del comparto, Intel e Google, con l’appoggio esplicito di altri colossi come Lenovo, Microsoft, Ibm, Sun microsystems, il tutto con la collaborazione del Wwf. L’unione dei due big ha dato vita al consorzio «Climate Savers Computing Iniziative», che punta non solo a coinvolgere il mondo delle imprese, ma anche a sensibilizzare i singoli utenti, offrendo loro entro il 2010 dei pc del 90% più efficienti rispetto ad oggi, in grado cioè di ridurre la produzione di Co2 di circa 54 milioni di tonnellate l’anno, equivalenti all’inquinamento prodotto in un anno da 11 milioni di automobili. Per quanto questo sarà probabilmente uno dei progetti più incisivi, molte altre case produttrici hanno avviato esperimenti analoghi: la Apple ha già eliminato il mercurio dagli lcd dei suoi computer portatili, i MacBook Pro.

Dell ha promesso di diventare la «società più verde dell’industria», e per riuscirci, oltre a puntare decisamente nelle sue ultime linee di produzione sui più alti livelli di efficienza energetica, ha avviato un progetto di riciclo «consapevole», offrendo di ritirare e smaltire gratuitamente ai suoi clienti i vecchi computer. Hp dal canto suo ha già da un anno adottato per i suoi hardware soluzioni tecniche come il «Dynamic smart cooling» tecnologia di raffreddamento efficiente delle componenti. La Micropro, addirittura, ha presentato un computer dal case (il rivestimento esterno) completamente biodegradabile. Siamo quindi di fronte alla rivoluzione verde dei pc? Forse. Molto dipenderà anche dagli investimenti dei governi, che potrebbero avviare campagne di rinnovo delle apparecchiature informatiche, come quelle per il rinnovo dei parchi auto. Perché, anche se eticamente fascinoso, il passaggio a tecnologie ecocompatibili porta con sé degli svantaggi, sia economici che in termini di prestazioni.

Un computer dalle prestazioni «ecologiche» deve infatti ricorrere a processori a basso consumo, dalle prestazioni inferiori, e a dischi rigidi di memoria flash (la stessa tecnologia delle pennette usb), che consumano meno ma hanno minori capacità di immagazzinamento dei dati.

Dal punto di vista economico, Patrick Gelsinger, vicepresidente di Intel, ha calcolato che le tecnologie «ambientalmente corrette» faranno lievitare il prezzo dei computer in media di 15 euro (20 euro il sovrapprezzo per i server), ma i risparmi sui consumi energetici dovrebbero permettere al consumatore di ammortizzare la maggior spesa in uno-due anni. L’utente è avvisato. Perché di prato fiorito non rimanga solo quello digitale, è il caso di darsi una mossa.

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