Tagli, Alemanno limita i danni

Alla fine, meglio vedere il bicchiere mezzo pieno. Roma incassa 300 milioni dal governo e, se il risultato può sembrare deludente visto che l’erogazione stabilita era di 500, il sindaco Gianni Alemanno preferisce considerarlo un successo. Per molti motivi: innanzitutto perché ieri i milioni erano 200 e sono aumentati solo dopo un drammatico incontro al ministero dell’Economia; poi perché l’erogazione sarà strutturale, cioè fissa ogni anno fino al 2046: una sorta di fidejussione utile anche per ottenere eventuali anticipazioni dalla cassa depositi e prestiti, comunque condizionata all’adozione da parte del Campidoglio di una condotta virtuosa, come la costituzione di una centrale unica degli acquisti; infine perché, come dice Alemanno, «lo Stato troverà altri 200 milioni per Roma attraverso altre norme». Insomma, «un grandissimo risultato vista la crisi che stiamo vivendo e del resto bisogna tenere conto che dai comuni vengono tolti due miliardi l’anno», dice Alemanno.
Guardando oltre le nude cifre la realtà è ben diversa da che vede Roma «stangata» dalla Lega. Ciò non toglie che i romani abbiano ben poco di che sorridere. Effetto immediato della manovra dovrebbe essere l’aumento di alcune tariffe e tasse: già da quest’anno la Tari (la tassa sui rifiuti), in un prossimo futuro anche l’occupazione di suolo pubblico e il costo delle affissioni pubblicitarie. Poi è probabile l’applicazione dell’Ici sulle seconde case, un’accisa sulla bolletta elettrica su consumi fino a 1000 kilowatt/ora fino a 20 euro all’anno. Inoltre il governo potrebbe dare facoltà al Comune di Roma di introdurre una tassa di scopo i cui proventi sarebbero destinati ai municipi per finanziare parte della spesa corrente. In questo modo, per esempio, i minisindaci potrebbero essere autorizzati a decidere un’addizionale Ici per coprire i costi aggiuntivi non coperti dai trasferimenti garantiti dal Comune.
Più controverse due misure di cui si parla tanto in queste ore: l’introduzione del pedaggio sul Grande raccordo, misura di cui periodicamente si torna a parlare, ma che è stata seccamente smentita da Alemanno; e la più concreta idea di istituire una tassa di soggiorno sui turisti che arrivano a Roma, su cui il sindaco si è detto possibilista, perché «è giusto che i turisti contribuiscano al bilancio del comune di Roma perché la loro presenza è uno dei motivi per cui c’è squilibrio di bilancio». La tassa sarà di massimo 10 euro, cifra che dovrebbe essere richiesta a «quei turisti che spendono dai 300 euro in su, quelli dell’extra lusso. Poi si va a scalare. Per gli alberghi a 4 stelle si può pensare a una tassa di un euro». Alemanno ha poi precisato che la tassa di soggiorno «verrà introdotta a partire dal 2011 e verrà poi rivista con l’introduzione del federalismo fiscale». Una misura che però non piace a nessuno: né agli albergatori («si tratta di una proposta completamente iniqua - dice il presidente di Federalberghi Roma Giuseppe Roscioli - che è frutto di un’incoerenza logica e politica. Tutti ne soffriranno perché ci saranno una reazione emotiva ed un effetto mediatico ipernegativo per la capitale»), né alla Confindustria («un provvedimento miope e iniquo», dice la sezione alberghi e catene alberghiere») e nemmeno al ministro del Turismo Michela Brambilla («desidero manifestare la mia assoluta contrarietà». Insomma, tanti gli ostacoli che il sindaco troverà sulla sua strada.
Ma Roma ce la farà lo stesso. I futuri tagli non dovrebbero mettere in pericolo le grandi infrastrutture come le metropolitane: la linea B1 nel tratto Jonio-Bologna è già finanziata mentre per il suo prolungamento fino alla Bufalotta si utilizzerà il project financing per coprire la parte di fondi non ancora finanziati. Ai privati spetterà il compito di finanziare anche il 50 per cento della futura linea D, mentre alla linea C penserà il Cipe. Non dovrebbe risentirne nemmeno il livello dei servizi come il trasporto pubblico locale: «Non prevedo una decurtazione dei fondi per il trasporto pubblico», si augura Massimo Tabacchiera, presidente di Roma Servizi per la Mobilità.

E anche i conti del Comune di Roma dovrebbero tenere: «I vincoli imposti dalla manovra - doce l’assessore comunale al Bilancio Maurizio Leo - per il contenimento della spesa saranno rispettati senza penalizzare la qualità dei servizi e utilizzando le nuove leve fiscali messe a disposizione dell’amministrazione in modo equo e graduale, senza mettere le mani nelle tasche dei cittadini romani ma». Una boccata d’ossigeno potrà arrivare dal recupero dell’evasione dei tributi locali e dagli introiti del «concordato multe» che, secondo le previsioni, potrebbe avvicinarsi 30 milioni di euro.

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