Tasse evase, c’è pure il legale di Di Pietro

Patricia Tagliaferri

RomaC’è anche l’uomo di Antonio Di Pietro, l’avvocato Sergio Scicchitano, nell’inchiesta della Procura di Roma su una maxi evasione fiscale realizzata attraverso il trasferimento all’estero di società sull’orlo del tracollo, che ha portato all’esecuzione di 45 ordinanze di custodia cautelare e alla scoperta di beni distratti per 208 milioni di euro, di cui 98 in contanti e 110 in immobili. Società in gran parte «riparate» in Bulgaria, in riva al Mar Nero, zona turistica frequentata da Tonino, che qui fondò l’immobiliare Suko e incontrò personaggi discussi come il magnate in odor di mafia, Ilia Pavlov, poi assassinato da un cecchino.
Professionisti, imprenditori, avvocati, notai, funzionari, persino «Sandrino il Mazzulatore», al secolo Renato D’Amore, che interpretò l’ultra interista nel film cult di Abatantuono Eccezzziunale veramente: ognuno con un ruolo preciso nel pilotare crac, riciclare denaro, sottrarre società dalle procedure fallimentari. In carcere sono finiti tra gli altri il presidente della Confcommercio Roma Cesare Pambianchi e il commercialista Carlo Mazzieri, contitolari dell’omonimo studio professionale, considerati dagli inquirenti i «promotori dell’associazione a delinquere» nonché «gli ideatori e i realizzatori diretti e indiretti di soluzioni fraudolente personalizzate in favore dei vari gruppi imprenditoriali clienti dello studio». Il procuratore aggiunto Nello Rossi la chiama la «criminalità dei colletti bianchi», quella che con reati tributari e bancarotte fraudolente fa arricchire gli imprenditori disonesti alle spalle di vittime invisibili, siano essi fornitori, creditori o contribuenti. Il nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf ha passato al setaccio le posizioni di noti gruppi imprenditoriali come Conad del Tirreno, Visa Moda, Di Veroli, Francisci, Mangione, Gelfusa, De Meo. Per ognuno dei clienti che negli anni si è rivolto allo studio Mazzieri&Pambianchi ci sarebbe stato un ventaglio di soluzioni fraudolente per agevolare le varie esigenze. L’organizzazione era in grado di reclutare «teste di legno» in gran parte bulgare, ma anche inglesi, romene e cinesi per consentire il trasferimento all’estero - in particolare a Burgas, pochi chilometri da Varna, sede bulgara della (ex) Suko di Di Pietro - di società italiane gravate da ingenti debiti tributari che venivano svuotate della loro parte attiva, poi cedute a prestanome, e di conseguenza cancellate dal registro delle imprese italiano per essere sottratte così alle eventuali procedure fallimentari.
Nelle carte della procura si legge che Scicchitano è indagato per false fatturazioni «al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, avvalendosi di fatture per operazioni inesistenti» emesse dalla società Minor, che fa capo al duo Mazzieri-Pambianchi. Sullo sfondo un complicato giro di denaro collegato al depauperamento della società Citiesse attraverso la cessione di alcuni immobili, uno dei quali finiti nella disponibilità dello stesso Scicchitano. Otto le fatture da 140mila euro più Iva, datate 2008 ed emesse dalla società Minor, su cui si è focalizzata l’attenzione dei finanzieri interessati anche all’espatrio in Bulgaria di due società, la «Delta» e la «Libra», di cui si sarebbe occupato Scicchitano. Nel corso della perquisizione negli uffici della Minor i baschi verdi hanno sequestrato il «conferimento di incarico (a Scicchitano, ndr) per la revisione del controllo dei documenti contabili e di rendicontazione nonché risposte ai quesiti sulle problematiche relative agli adempimenti fiscali della liquidazione di Federconsorzi». Già perché l’avvocato, oltre che per la vicinanza al leader Idv, è noto per aver ricoperto il ruolo di liquidatore giudiziale nella vendita dei beni di Federconsorzi alla società Sgr (costituita da alcune banche creditrici) che stando a un’interpellanza del consigliere regionale del Lazio, Donato Robilotta, «sarebbe stata effettuata a prezzi notevolmente inferiori rispetto alle cifre del concordato preventivo», come evidenziato da sentenze di Cassazione e della corte di appello di Perugia sul crac Federconsorzi.
Calabrese di Isca sullo Ionio, 56 anni, più volte candidato con l’Idv, beneficiato dall’allora sindaco Veltroni della delega alla Tutela dei consumatori, Scicchitano è davvero un fedelissimo di Tonino. Che quand’era ministro delle Infrastrutture subì attacchi feroci dai suoi detrattori che gli rinfacciavano un palese conflitto d’interessi per aver nominato il suo avvocato nel cda dell’Anas, noncurante del fatto che un anno prima proprio per la società pubblica Scicchitano aveva curato l’arbitrato in una controversia con lo Stato, spartendosi con gli altri due arbitri nominati un compenso di 300mila euro. Più che la nomina a presidente di Lazio Service Spa nel 2006, a Scicchitano hanno rimproverato il ruolo di «arbitro della Regione nell’arbitrato con Autostrade Spa» nel febbraio del 2010. Una vera «passione», quella di Scicchitano per le strade. La stessa di Tristano Testa, un amico di Antonio Di Pietro che nel 2007 l’allora ministro nominò componente del cda della Bre.Be.

Mi (l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano). Tristano e Tonino insieme hanno creato in precedenza l’immobiliare bulgara Suko a Varna sul Mar Nero. Non c’entrano con l’inchiesta. Ma è singolare che tutte le «strade» portino in Bulgaria.

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