Telecom, De Benedetti lascia il consiglio

La parte finanziaria resta affidata a Buora. Il ruolo crescente di Stefano Pileri

Maddalena Camera

da Milano

Tim perde l’amministratore delegato. Marco De Benedetti, come anticipato dall’agenzia di stampa Radiocor, se ne va con un incarico da superconsulente difficile da interpretare. Telecom prosegue dunque sulla strada dell’integrazione delle sue divisioni fissa e mobile e resta con due amministratori delegati. La parte finanziaria è nelle mani di Carlo Buora mentre quella operativa ora è tutta di Riccardo Ruggiero, amministratore delegato del settore wireline ed ex grande amico dello stesso De Benedetti. I due giovani manager, poco più che quarantenni, hanno infatti radici comuni.
Vengono dalla covata di Elserino Piol, il manager Olivetti (quando era della famiglia De Benedetti) che mise in piedi Omnitel e Infostrada. E proprio in quest’ultima società i due, che avevano già fatto esperienze all’estero in grandi multinazionali e banche d’affari, mossero i primi passi tra Internet e telefoni. Ora De Benedetti, amministratore delegato della società mobile dal 1999, lascia il campo a Ruggiero. Eppure qualche mossa per restare al suo posto l’aveva fatta. Dopo l’integrazione tra Telecom e Tim decisa nel febbraio scorso De Benedetti, dicono voci informate, aveva tentato di creare una divisione radiomobile con deleghe specifiche. Ma l’operazione non è riuscita anche a causa dell’opposizione di Ruggiero. Che peraltro ha avuto buon gioco a dimostrare l’urgenza di riunire le due divisioni per proporre al mercato offerte congiunte per la telefonia fissa e mobile. Del resto dalla parte di Ruggiero ci sono i numeri. La sua wireline macina clienti a banda larga (che sono circa 6 milioni) mentre quella di De Benedetti non cresce, almeno in Italia. Inoltre alcune scelte della società di telefonia mobile non sono state premianti. La tecnologia Edge (che potenzia l’attuale rete gsm) dove Tim ha investito parecchio non ha avuto il successo sperato. E i numeri sulla telefonia di terza generazione non sono brillanti tanto che Tim sta facendo offerte speciali sussidiando l’acquisto dei nuovi cellulari Umts. Inoltre qualche mese fa il direttore generale di Tim Mauro Sentinelli è stato «licenziato», rimpiazzato da Massimo Castelli, fedelissimo di Ruggiero, ora direttore marketing e operativo per la telefonia mobile.
Il figlio dell’ex ministro degli Esteri Renato, che è anche il manager italiano più pagato del 2004 con 7,2 milioni di euro lordi, potrebbe dunque essere soddisfatto. Ma anche Ruggiero ha la sua concorrenza interna. Si chiama Stefano Pileri ed è il capo della rete fissa e mobile che risponde direttamente al presidente nonché azionista di maggioranza Marco Tronchetti Provera.


Pileri gestisce direttamente gli investimenti da capogiro, 2,5 miliardi annui, che Telecom deve fare per mantenere le sue reti non solo efficienti ma anche tecnologicamente aggiornate. Che qualcuno vede già in corsa per la poltrona di amministratore delegato.

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