Il televoto premia Scanu "Amici" rivince Sanremo

Prima eliminato e poi ripescato, vince il cantante di "Per tutte le volte che". L’orchestra lancia gli spartiti per protesta dopo l’esclusione di Malika e Noemi. Pupo: "In trent’anni non avevo mai sentito una contestazione preventiva così, ma la rispetto". La Clerici: "La mia vittoria di donna sola sul palco". Contestato in platea Bersani. COMMENTO/Il nuovo talent show si chiama Sanremo di Maurizio Caverzan

Il televoto premia Scanu 
"Amici" rivince Sanremo

nostro inviato a Sanremo

Ha vinto Valerio Scanu. Vittoria prevedibile ma clamorosa. Perché bissa quella dell’anno scorso di Marco Carta, sempre targata «Amici». Quando ha detto l’ultimo, conclusivo, liberatorio «Grazie a tutti. E un po’ anche a me», Antonella Clerici non aveva neanche torto. Era uscita da poco dal tourbillon della finale a tre: Pupo con Emanuele Filiberto e il tenore Luca Canonici, poi Valerio Scanu e Marco Mengoni, proclamati tra fischi violenti, sparsi in sala stampa ma anche in platea. Persino il direttore dell’Orchestra aveva chiesto con una scelta clamorosa in diretta tv di rendere noto il voto dei suoi musicisti, evidentemente diverso da quello del televoto, mentre loro tiravano per aria gli spartiti in segno di protesta. E il pubblico: «Venduti, venduti». Un putiferio mai visto negli ultimi vent’anni. Lei aveva portato avanti un Festival d’altri tempi perché ha anestetizzato le polemiche pelose, ha risposto con un sorriso persino a chi la chiamava «Antonulla» e ha dato un bel di po’ di serenità a un pubblico in overdose di parole violente che ormai in tv piovono a tutte le ore. Perciò per forza adesso si gode il successo e bye bye, cara sessantesima edizione. L’inizio è stato veloce e mica solo perché il Festival furbetto è iniziato subito dopo il Tg1 per evitare di finire troppo tardi e lei, vestita per la prima volta con un elegante abito nero, ha snocciolato in rapida sequenza i primi tre concorrenti, tutti e tre, toh che caso!, griffati dai talent. Valerio Scanu, finalmente a suo agio. Noemi, bella canzone ma che vestito. Marco Mengoni, il solito putiferio.
Se ci pensate, Maurizio Costanzo, l’unico vero debuttante di ieri sera, è salito sul palco poco prima di mezzanotte. Aveva con sé tre operai di Termini Imerese e poi ha fatto qualche battuta con i politici in sala, dal ministro Scajola fino al piddino PierLuigi Bersani. Tutto il resto della sera, arrivo di Mary J Blige compreso, è stato un signor show con una sola tensione liberatoria: farla finita, proclamare il vincitore e lasciar partire la sigla finale. I cantanti, d’accordo. Ma persino quando, giusto pochi minuti dopo l’inizio, Emilio Solfrizzi travestito da indiano ha presentato con un balletto alla Bollywood il cast di Tutti pazzi per amore, c’era in scena il profumo soffuso dell’attesa. Mentre la Clerici è scesa in platea a salutare Milly Carlucci, Max Giusti, Bianca Guaccero e Pino Insegno, tutto sembrava un rituale bello, pieno, ma sospeso.
La vittoria. La fine dei cinque giorni che, come ogni volta, cambiano l’Italia. Da oggi forse la tv perderà un po’ di inutile isterismo, la musica sarà ancora più centrale in tv e la gente sarà considerata - da chi crea ogni giorno la tv - meno stupida di quanto finora abbia fatto comodo. Anche l’autospot di Ti lascio una canzone, il programma di Antonella Clerici che parte il 27 marzo - con tanto di presentazione di undici bambini - è filato via liscio. Idem quando è apparsa Lorella Cuccarini, che poi ha fatto quello che da settimane prometteva di fare al Festival: si è finalmente vestita con una sola chitarra - già - e lo ha fatto pure con una eleganza disillusa che non era poi così facile immaginare. Poi Mary J Blige. Superstar. Stravagante. Voce cristallina. Avrebbe dovuto duettare con quel Tiziano Ferro che, dopo una tiritera di indiscrezioni e smentite e ritrattazioni, ha definitivamente rinunciato presentando un certificato medico per una laringite. Sarà. In ogni caso Mary J Blige ha cantato Each tear dal suo prossimo album, dimostrando che non ha praticamente limiti, se non quelli del suo carattere. E poi, paragonando il suo passaggio a quello dei ballerini di Michael Jackson, quelli che lo hanno seguito anche nelle prove di This is it, la vittoria è assicurata: tanto superba lei, tanto incellofanati loro. L’unica caduta di tono della serata. L’unico inciampo.
Anche quando sono arrivati i tre più contestati del Festival, il Principe, Pupo e il Tenore, la sala ha, come prevedibile, scaricato un po’ di fischi ma mica poi tanto. S’è sempre fatto, all’Ariston: e solo la dittatura della tv ha ridotto questo rito - il fischio - che in fondo è il sale di ogni esibizione. O la va. O la spacca.

Il trio è andato e ha battuto i fischi: «In trent’anni» - parola di Pupo - «non avevo mai sentito una contestazione preventiva come questa. Ma la rispetto». Pure il Festival è andato: missione compiuta, ha zittito tutti, persino quelli che di mestiere rovesciano fango. «Grazie a tutti. E un po’ anche a me».

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