Adolfo Urso*
Le analisi dei coordinatori di Fi, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, sul documento di An pubblicate su Il Giornale sono certamente di grande rilievo, sia quando paventano i rischi in cui la destra incorre mettendosi in cammino in quella che entrambi hanno definito non a caso «terra di nessuno», sia quando ci pongono alcuni interrogativi su come, quando e cosa fare nella logica del partito unitario. La premessa trova espressione nella conclusione e comunque nell'aspirazione. «Terra di nessuno» significa anche «terra di tutti», in cui ritrovarsi insieme, nel centrodestra, a rappresentare il nostro «popolo delle libertà», i suoi valori e i suoi interessi. Se si vuole costruire premesse, coordinate e obiettivi di un soggetto unitario, dobbiamo muoverci in un terreno comune, superando confini (e gelosie) che potrebbero diventare limiti (e contrasti). Lo deve fare An che parte da destra ma non può e non vuole limitarsi alla destra; lo sta facendo Forza Italia che muove dal centro e risponde spesso da destra, e non solo nel linguaggio. Lo dovrebbe fare anche l'Udc che però sembra smarcarsi per realizzare un proprio gioco, che noi pensiamo essere comunque convergente. Lo può fare anche la Lega, consapevole delle differenze connaturate innanzitutto alla sua natura localistica, che non può essere snaturata senza smarrirsi.
«Terra di tutti» quindi, in cui ciscuno possa portare il suo bagaglio per costruire insieme e soprattutto con la società civile un grande processo di aggregazione fondato sulla ragione ma capace anche di mobilitare le emozioni. Il soggetto unitario non può nascere se ciascuno resta fermo a presidiare il suo terreno, evidenziando diversità e appartenenza. An ha fatto un grande sforzo culturale per individuare un percorso politico che ci faccia uscire da schematismi e pregiudizi e il dibattito che ne è seguito dimostra che abbiamo colto nel segno. Ora si tratta di andare avanti.
Bondi ci chiede se la «destra inclusiva» avrà uno sbocco nel nuovo soggetto politico unitario. Certamente sì, se anche gli altri, in testa Forza Italia, faranno altrettanto uscendo dalla logica della sconfitta negata, per elaborare un loro convergente percorso. Cicchitto va oltre e pone quattro quesiti. Si può conciliare il soggetto unitario con il mantenimento della logica proporzionale? La risposta è in Europa, dove esistono sistemi elettorali diversi, maggioritario uninominale in Gran Bretagna, a doppio turno in Francia, proporzionale con sbarramento in Germania; quasi puro in Spagna, ma dove il risultato non cambia. In ogni caso esiste a destra come a sinistra un soggetto unitario prevalente, nella logica bipolare europea, popolari versus socialisti.
Cicchitto ci chiede inoltre di non limitarci alla sommatoria dei partiti, di tener conto della specificità della Lega e cosa fare se l'Udc si presenterà con una propria lista alle elezioni europee. Si tratta di argomenti da noi stessi riproposti, consapevoli che la risposta può essere data solo insieme. Non dobbiamo pensare a un nuovo partito secondo i vecchi modelli e nemmeno ad una sorta di Confederazione ma a qualcosa di più e di diverso, che faccia partecipare in un rassemblement, soggetti politici e culturali, associazioni e movimenti, al fine di articolarsi e adattarsi a seconda del livello delle competizioni e della specificità territoriale. E in questo rassemblement può trovare legittimo spazio anche il localismo identitario della Lega. Quanto all'Udc, dobbiamo essere chiari, proprio perché lo vogliamo con noi, se possibile sin dall'inizio. Credo sia significativo che gli interventi sul documento di An siano giunti soprattutto da Forza Italia. Se lUdc dovesse preferire aggregare intorno a sé i residui del popolarismo che si trovano sempre più a disagio nel cosiddetto Partito democratico, noi dovremmo comunque andare avanti, realizzando per le europee un rassemblement e quindi una lista che veda insieme chi già ci sta, partito delle libertà o partito degli italiani o più semplicemente Alleanza Italia.
*Deputato di Alleanza Nazionale
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