Il terrore dei giornali giustizialisti: patire il dopo Silvio

RomaBerlusconi non è ancora caduto, ma i quotidiani di sinistra già pensano con terrore alla difficile gestione del dopo-Cav. Quell’epoca futura in cui non potranno più riempire lenzuolate ogni giorno con le malefatte del leader del centrodestra. A dormire preoccupati sono in particolare i giornalisti di due testate, le più aggressivamente antiberlusconiane: Repubblica e il Fatto Quotidiano, che da quando la crisi politica è precipitata danno evidenti segnali di nervosismo.
La querelle vera e propria però è scoppiata mercoledì, quando Eugenio Scalfari, fondatore e di fatto «superdirettore» di Repubblica è stato ospitato da Otto e Mezzo, la trasmissione condotta da Lilli Gruber su La7. Lo sguardo sussiegoso del barbuto giornalista si è colorato di una nuance di obbrobrio e indignazione quando la rossa giornalista gli ha chiesto se temesse che con l’uscita di scena di Berlusconi la sua creatura possa perdere copie. «Guardi - ha risposto seccato Scalfari - noi usciamo mediamente a 60 pagine, oltre alle edizioni locali. Di queste al berlusconismo e all’antiberlusconismo ne dedichiamo un massimo di otto». Più o meno come gli altri grandi giornali, ha precisato Scalfari, che poi ha negato ogni possibile crisi di astinenza da Berlusconi, considerato che «il nostro è un grande giornale. Per di più ha una condizione più che egregia e una proprietà più che egregia». Semmai sono altri fogli antiberlusconiani in servizio permanente effettivo a doversi agitare: «Perché - ha chiesto maligno Scalfari alla Gruber - non rivolge la stessa domanda ai colleghi e agli amici del Fatto Quotidiano?».
Accidenti, qui c’è aria di derby. Il giornale del duo Padellaro-Travaglio non l’ha presa bene e ieri, sopra la testata, ha rilanciato nei confronti dei colleghi di largo Fochetti: «Scalfari prevede che, caduto B, Repubblica non perderà lettori, ma il Fatto sì. Noi siamo pronti a criticare anche la sinistra: e lui?». Ma il problema in via Valadier esiste eccome. Il Fatto ha nell’antiberlusconismo il certificato di nascita e la vera e propria ragione sociale e quindi rischia di pagare pegno più di Repubblica alla caduta del Cav.

Non è un caso che da quando Berlusconi ha annunciato le sue dimissioni al Fatto fingono di non crederci e parla apertamente di probabili «colpi di coda» dell’attuale maggioranza, spacciando per timore quella che è una loro speranza. Che, cioè, Berlusconi non tolga dai piedi tanto facilmente se stesso e il core business del Fatto.

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