L'ultradestra, il golpe, la russa in manette: chi muove il complotto tedesco

Tra gli eversori arrestati in Germania anche una cittadina russa. Mosca mette le mani avanti e dichiara di non aver sostenuto il complotto

L'ultradestra, il golpe, la russa in manette: chi muove il complotto tedesco

La Russia mette le mani avanti e sottolinea: tra gli arrestati nella "retata" tedesca contro i Reichsbuerger c'è anche una sua cittadina, tal Vitaliya B., e i complottisti che preparavano un attacco al Bundestag hanno, dice la Tass, "contattato rappresentanti russi ma non hanno trovato sostegno". E questa è sicuramente una novità: quante volte negli anni abbiamo sentito parlare di complotti, operazioni coperte, trame politiche su cui autorità giudiziarie e istituzioni hanno avuto il sentore di interferenze russe? Moltissime. Dal caso del Russiagate Usa a quello italiano, problematico, di Walter Biot l'elenco è lungo. Mai però a memoria si ricorda di una mossa preventiva di Mosca di questa portata.

Il motivo principale è l'attenzione profonda che la Russia ha per la Germania. Nazione complementare in campo economico con cui i rapporti si sono incrinati dopo la fine della cancelleria Merkel ma con cui Vladimir Putin e i suoi non intendono cessare la ricerca di un appeasment. Nelle ore in cui il segretario della Nato Jens Stoltenberg ricorda che non è ancora maturo il tempo delle trattative russo-occidentali sull'Ucraina la Russia ci tiene a tenere nette distinzioni tra le sue politiche e quelle degli eversori nazionalisti, seguaci di QAnon e antisemiti sgominati dalla procura federale. Procura che - scrive Ria novosti - ha sottolineato di "non avere motivi per ritenere che funzionari russi abbiano sostenuto i cospiratori". Un distinguo netto, un gioco d'anticipo che va in controtendenza con quanto successo negli ultimi mesi.

Nei mesi scorsi, rispondendo a un'interrogazione parlamentare di Martina Renner, deputata della Linke (Sinistra ecologista radicale) al Bundestag, il governo di Olaf Scholz aveva accertato legami tra le estreme destre extraparlamentari di Russia e Germania. In particolare, era emerso che a fine 2020, presso San Pietroburgo, l'organizzazione suprematista del Movimento Imperiale Russo aveva addestrato membri del gruppo eversivo tedesco Terza Via e esponenti dei Giovani Nazionalisti, gruppo giovanile del Partito nazionaldemocratico tedesco (NpD), formazione xenofoba e neonazista attentamente vigilata dalla branca dei servizi segreti dedita all'antiterrorismo, l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV). E negli anni scorsi più volte Mosca ha sottolineato i rapporti privilegiati costruiti con la destra nazionalista di Alternative fur Deutschland, partito in ascesa da anni nei Lander dell'ex Germania Est un tempo a controllo sovietico. Nei mesi scorsi, inoltre, la Russia era stata accusata di soffiare sul fuoco del malcontento delle proteste anti-lockdown e no-vax in Germania, principalmente sostenendo il gruppo Vereinte Patrioten, molti dei cui associati sono Reichsbuerger, quattro dei cui membri ad aprile sono stati arrestati a Coblenza dopo la scoperta di un piano per sequestrare il Ministro della Salute Karl Lauterbach.

In questo humus culturale emerge una relazione profonda e ambigua che mai però si è saldata con legami ufficiali. E la Russia oggi non ha alcun interesse a vedere nuove grane emergere né a farsi etichettare come Stato a venature eversive proprio nel Paese con cui ha maggiori interessi a ricostruire relazioni diplomatiche attive. Anzi, sottolineando che il capo dei cospiratori, Enrico XIII principe di Reuss, avrebbe cercato sponda con funzionari di Mosca la Russia ha in un certo senso dato un assist a Berlino nel depotenziare le prospettive del complotto sventato, riducendo i cospiratori a un manipolo di improvvisati, mitomani ed eversori. Prima che la politica provasse a speculare sull'arresto di una cittadina russa Mosca si è espressa nell'insolita veste, per questi tempi, di pompiere. Il filo diplomatico con la Germania, ex primo partner commerciale del Paese in Europa, è vitale. E anche Berlino non vuole una rottura definitiva. Solo pochi giorni fa il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in una telefonata di un'ora con Putin, ha cercato di convincerlo della necessità di un "ritiro delle truppe russe".

Proprio la formula alla quale il Cremlino si è mostrato finora allergico. Un tentativo infruttuoso, l'ennesimo. Ma anche una prova del fatto che la diplomazia continua a muoversi. E non può permettersi di fermarsi per il complottismo di pochi, esagitati, presunti "cittadini del Reich".

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