Testate, risse e vendette:

Senza Zidane, cosa sarebbe stato Materazzi? Forse un campione del mondo. E il Louvre senza la Gioconda? Un grande museo senza un capolavoro. E la Francia senza Caterina de’ Medici e Carla Bruni? Un grande paese senza due donne che hanno lasciato impronta. Una anche bella. Gino Bartali, Fausto Coppi, Ercole Baldini senza Louison Bobet e Jacques Anquetil? Campioni che non si sarebbero divertiti a far impazzire di invidia i francesi.
Italia-Francia non ci delude mai. Anzi, ci regala quel pizzico di veleno in più che nello sport è sale, pepe e condimento. Italia-Francia, si tratti di squadre o di singoli tête-à-tête, è la sfida che lascia il segno, spesso decide qualcosa, poche volte passa come acqua. L’abbiamo nel Dna, è il piatto della fiera del buon gusto: parliamone per sport o per sederci a tavola. Stavolta tocca al basket: noi o loro per tentare d’acchiappare quella poltroncina rimasta ancora libera per gli europei. Non basterà vincere, servirà altro cammino. Ma chi prenderà lo schiaffo, probabilmente brucerà l’ultima chance.
«Se li battiamo noi, quelli soffrono di più», disse col solito tocco di classe Giovanni Agnelli. Loro sono i francesi, noi gli italiani. Ma non è detto che l’idea non sia reversibile. Chiedere agli azzurri del rugby per capire: ogni volta sperano di rompere una maledizione. Ed ogni volta è un ko. Sebastien Chabal, bandiera francese che tutti chiamano l’orco per il look da cavernicolo, lo è diventato in ogni senso. Vedi l’ultima: azzurri sotterrati nel «Sei Nazioni» eppoi rissa sfiorata perchè il francesone, andato su di giri alcolici, ha provato ad importunare la ragazza di Leandro Castrogianni, pilone azzurro ben piazzato: insieme i due colossi mettevano insieme 237 kg, 122 dei quali a carico dell’italiano. Sono volati pugni. Immaginate il tremar di pavimento.
In quanto a storie d’amore l’Italia ci sa fare. Laure Manaudou è uscita pazza dal flirt con Luca Marin, il nuotatore dallo sguardo che conquista. Ma poi Federica Pellegrini ha messo a posto lei e lui: fidanzandosi con l’uno e prendendosi le sue grandi rivincite nel nuoto contro l’altra che, ai mondiali di Melbourne 2007, le lasciò gustare il record del mondo dei 200 sl per una notte soltanto. L’ultimo incontro ravvicinato fra donne nostre e francesi è stata una racchettata sul muso delle transalpine: Schiavone, Vinci e Pennetta se le sono mangiate nella semifinale di Fed Cup di tennis. Orleans, cittadella fatale, ha fatto inviperire le pulzelle francesi. Pennetta tigre agonistica, con comportamento non proprio da signora, e la Mauresmo, sconquassata perfino dalla Errani, col lamento di chi non ha altro da opporre: voleva fosse annullata la vittoria dell’azzurra per un gesto da portuale.
I francesi non perdonano. Nel calcio hanno sofferto per decenni, sono stati la squadra dei nostri destini fin dalla prima partita nel 1910 all’Arena (vinta dagli azzurri 6-2). Hanno masticato amaro, oh quanto!, quando a casa loro ci lanciarono verso la finale del mondiale 1938. E a Parigi, nello stadio Colombes, l’Italia di Pozzo rimase campione del mondo battendo l’Ungheria. Poi ci hanno castigato sfruttando un rigore sbagliato da Di Biagio nel mondiale di Francia ’98, ci hanno beffato nell’europeo 2000 con il golden gol di Trezeguet. Hanno pagato nel 2006. Botte e risposta. Si sono viste visto spesso (botte) nel pugilato: Sandro Mazzinghi ne ha stesi tre (Leveque, Rolland e Gonzales) per l’europeo dei medi juniors e così il bellissimo (anche pugilisticamente) Tiberio Mitri nei pesi medi, prima di prendere una solenne suonata da Charles Humez. Nella boxe c’è solo l’imbarazzo della scelta e delle sfide: Mario Bosisio e Carmelo Bossi, Bruno Visintin e Nino Benvenuti, a ciascuno il suo francese da far schiattare. La storia fra i pugili di Italia e Francia è piena di emozioni e momenti da tramandare.
Contro la Francia arrivò il primo grande successo di Giampaolo Montali come allenatore della pallavolo azzurra (europei 2003). Contro la Francia e i francesi è nato il mito di Nedo Nadi, campione assoluto della scherma. Chistian D’Oriola, raffinato fiorettista, è stato la bestia nera di Edoardo Mangiarotti a Olimpiadi (Helsinki ’52) e mondiali (’53 e ’54). Ma Italia-Francia, si trattasse di fioretto, spada o sciabola, è stata sempre la madre di tutte le disfide.
Gino Bartali si prese troppi insulti in una tappa del Tour 1952 e costrinse la squadra (allora si correva per nazionali) all’abbandono, quando Fiorenzo Magni era maglia gialla. Ancor oggi Magni non gliel’ha perdonata. Gimondi trovò solo Poulidor. Fausto Coppi ed Ercole Baldini si giocarono il record dell’ora con Jacques Anquetil: oggi a te, domani a me. Laurent Fignon si sentì intrappolato dai “soliti” italiani durante la cronometro conclusiva del Giro 1984. Moser volò nel vento e conquistò la maglia rosa.

Lui, che la maglia l’aveva addosso, dovette battersi pure contro il vento provocato dalle pale degli elicotteri della Rai. «Volavano bassi apposta per metterlo in difficoltà», accusò il suo direttore sportivo Cyrille Guimar. Ah, les italiens! «Un paese povero? No, un povero paese», disse un giorno De Gaulle. E fors’anche Fignon.

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