Testini si difende. Il legale: «Fantasiosa l’accusa di omicidio»

Si è difeso da un’accusa di omicidio che il suo legale definisce «assolutamente fantasiosa». Il maresciallo dei carabinieri Nicola Testini ha risposto per un’ora alle domande del gip di Bari Sergio Di Paola.
Un’interrogatorio a metà, visto che è stato effettuato per rogatoria davanti ad un giudice diverso da quello naturale e che dunque non conosceva le carte dell’inchiesta. Il sottufficiale, comunque, non si è sottratto alle domande sulla morte di Gianguerino Cafasso, il pusher suo confidente che sarebbe stato eliminato lo scorso settembre con un mix letale di cocaina ed eroina perchè diventato testimone scomodo del ricatto all’ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Un omicidio premeditato, secondo la Procura di Roma. Che Testini avrebbe messo in atto perché Cafasso era a conoscenza di troppi segreti. Contro il carabiniere, già arrestato per il video che ritraeva l’ex governatore in compagnia di un trans, ci sono le dichiarazioni di Jennifer, un altro viado che con Cafasso aveva una relazione. Jennifer era con il pusher quando morì in un albergo sulla via Salaria stroncato da una dose tagliata di male. «Fu Testini a consegnargliela», ha raccontato ai magistrati. Una testimonianza che non convince affatto l’avvocato Valerio Spigarelli. «Bisogna valutare se Jennifer sia attendibile», dice il legale ricordando che «il transessuale ha reso ben otto dichiarazioni in sequenza agli inquirenti e fino alla quinta non aveva mai fatto il nome di Testini». «Quello che ha dichiarato - continua - non è riscontrato e non è riscontrabile. Per questo faremo ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la scarcerazione. Non vi è alcun movente, nè alcun elemento che dimostri una constestazione così pesante». E poi, osserva Spigarelli, «anche ammettendo che il 12 settembre Testini abbia deciso di ammazzare Cafasso per eliminare testimoni che sapevano troppo, va detto anche che a quella data avrebbe dovuto eliminare un’altra decina di persone che erano a conoscenza di quella storia».
Il Tribunale del Riesame si dovrà occupare anche di un altro ricorso, quello presentato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pm Rodolfo Sabelli contro la decisione del gip Renato Laviola di non arrestare Testini, e con lui anche i colleghi Carlo Tagliente e Luciano Simeone, per associazione a delinquere e per una serie di rapine ai danni di transessuali compiute tra il gennaio del 2007 e il luglio del 2009. Il giudice ha infatti accolto la richiesta di arresto per Testini soltanto per l’omicidio Cafasso e non per gli altri reati, ritenendo che gli episodi illeciti contestati siano avvenuti in epoca non recente e che le dichiarazioni delle persone offese, che peraltro potrebbero nutrire risentimento nei confronti degli imputati, siano state rese soltanto quando i militari sono finiti in manette per il caso Marrazzo.

La Procura ritiene invece che quella dei tre carabinieri fosse una vera e propria banda che terrorizzava e taglieggiava i transessuali sulla Cassia, commettendo perquisizioni illegali e rapine.
È emerso, intanto, che le indagini sul video-ricatto sono partite da uno stralcio di un’inchiesta su un traffico di cocaina della Dda di Firenze e del Ros di Livorno.

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