Un testo unico sui giochi contro la Babele di leggi

Nell’articolo della scorsa setti-

mana Raffaele Palmieri (presidente dimissionario di Sicon) aveva posto l’accento sulla mancanza di una normativa che tuteli il mercato dei giochi e in particolare delle scommesse sportive in maniera efficace, oggettiva e in sintonia con i dettati europei. Da anni invece il settore è sotto scacco, alla mercé di cause continue. E i magistrati, poco competenti in materia, si comportano in maniera difforme l’uno dall’altro di fronte a ricorsi analoghi. Ci vorrebbe un Tar unico, come in ambito sportivo. Ma il mondo politico nicchia su questa proposta che non è né banale né di parte.
È fortunatamente in arrivo un testo unico sul mercato dei giochi: l’ha annunciato Alberto Giorgetti, sottosegretario alle Finanze con delega sui giochi, anticipando che il nuovo provvedimento avrà al proprio interno anche una forte componente etica. In un’intervista al quotidiano Libero, Giorgetti ha aggiunto: «Se vogliamo che il sistema funzioni, è importante coinvolgere tutti gli attori. Per questo stiamo organizzando un tavolo di discussione fra concessionari ed Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. Il confronto servirà a sciogliere i tanti nodi, tra i quali anche quello importantissimo della crisi dell'ippica italiana». Sarebbe forse il caso di convocare anche quegli operatori che non sono concessionari di Aams, ma che non vogliono sottrarsi al confronto. È opinione comune, e mai contestata, che i punti di raccolta non autorizzati siano almeno pari a quelli in regola con le norme statali. È giunto forse il momento di turarsi il naso, come amava dire Indro Montanelli, per mettere mano al settore in misura finalmente esaustiva e tutelare proprio chi vuole stare dentro le regole. In alcuni momenti storici la forma non può prendere il sopravvento sulla sostanza.
Che ci sia confusione sul piano legislativo lo testimonia il provvedimento di rinvio alla Corte di Giustizia, l’ultimo del genere, da parte del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. I giudici in questione hanno accolto le richieste della difesa di un ctd Stanleybet sollevando nuovi dubbi sulla completa liceità del sistema Bersani. La domanda è ormai ricorrente: «Può considerarsi del tutto legittima una legge che, pur aprendo le porte a qualsivoglia operatore, purché in regola con i parametri fissati dai bandi, non tiene conto della discriminante operata con le gare precedenti?». Per la precisione quelle datate 1999. La considerazione non è fine a se stessa in quanto investe anche i bandi con i quali l’Amministrazione dello Stato, su indicazione del ministero vigilante, vuole attribuire 3mila nuove concessioni.
In un comunicato stampa il bookmaker inglese dichiara: «Stanleybet ha chiesto di essere convocata da Aams per un confronto costruttivo sugli atti necessari per rimuovere gli ostacoli e le discriminazioni che l'hanno esclusa dalle gare passate e ne impedirebbero la partecipazione anche alle gare future». In ballo 500 punti, vale a dire un ventesimo di quelli senza concessioni, un quarantesimo del totale.


Si può andare avanti così? E come vanno interpretati i dati di settembre con una raccolta di 346 milioni, all’incirca il 15% in meno rispetto allo stesso mese del 2009? Che le scommesse sportive sono in reflusso o che una fetta importante del gioco confluisce in canali non autorizzati da Aams? E quindi senza valore aggiunto per l’Erario? Cosa ne pensano gli operatori che si sono dissanguanti per ottenere le concessioni? Amen.

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