«Il calcio oggi? Ventidue automi, ventidue giocatori di un video gioco di media qualità. Ventidue Materazzi». Ma dai. Comunque lo ha scritto sul prestigioso Liberation il filosofo Toni Negri, fra citazioni latine che ricordano i tempi in cui i treni arrivavano in orario, e austeri sociologi come Max Weber, quindi mica bamboline. «È Materazzi che comanda oggi nel calcio - scrive Negri -. Vincit, regnat et imperat».
Lex professore dellUniversità di Padova, ex capo di Potere Operaio ed ex esule, cattivo maestro in servizio permanente effettivo, stavolta, da «lezioni» di football e, filosofeggiando, si catapulta su Matrix e lo elegge simbolo di un calcio asettico, privo di emozioni e qualità: «Non come una volta - scrive sempre Negri su Liberation -. Negli anni Trenta gli argentini insegnavano il calcio, e lo insegnarono anche a noi. Cera una difesa dura e un centravanti che rilanciava sulle ali, lento e preciso come un tango. Oggi non è più così, giocano tutti veramente male».
Troppo facile per il professore. Visto che le sue lezioni interessano sempre meno, si butta sullo sport più popolare del mondo e, visto che vive in Francia, lo fa attaccando il giocatore più impopolare al di là delle Alpi. Più facile ancora che sparare sulla Croce Rossa. Come per Santoro fare una puntata di «Annozero» contro Berlusconi. Per di più sulle pagine del rancoroso Liberation che ha ancora la finale di Berlino sullo stomaco e deve aver ordinato pizza e birra per tutti quando si è visto recapitare in redazione il pezzo firmato dal professore italiano. Per loro si tratta sempre di rivincite, ogni occasione è buona. E cè dellaltro: «Se quelletà delloro del calcio - ha continuato Negri riferendosi agli anni pionieristici - ha permesso agli italiani di respirare ancora durante il fascismo, forse lattuale rugby ci permetterà di sopravvivere in questepoca di estremismo di centro». Lassioma non è immediato, ma applicandoci ci si arriva. Furono gli oriundi argentini a insegnarci fantasia e immaginazione nel calcio, così come la nazionale biancoceleste di rugby dei Pumas, da cui Negri è rimasto folgorato, ci consentirà di rimettere un ballerino di tango fra le due linee e riprenderci i nostri spazi. Non è semplice seguire i filosofi, hanno un loro percorso, ma basta non contraddirli e poi si quietano. Chi non è riuscito a trattenersi è stato il senatore comunista Armando Cossutta, malato di calcio, per giunta interista e vice presidente dellomonimo club in Parlamento. Con un linguaggio più ruvido ma altrettanto efficace, il senatore ha respinto al mittente il calcio degli automi: «Una considerazione del tutto fuori luogo - ha risposto Cossutta -. Negri parla di calcio di automi a confronto della fantasia degli anni 30, quando il pallone permise agli italiani di respirare durante il fascismo? Non condivido per nulla queste parole. Con tutte le infinite storture del calcio di oggi, non dobbiamo dimenticare che rimane un momento di grande partecipazione popolare: quelle motivazioni sono del tutto fuori luogo», ha osservato Cossutta.
Daltronde gli anni sono passati anche per il professor Negri che rivive i favolosi anni Trenta del football, lui peraltro è rimasto fermo, anzi immobile, nelle sue certezze, ma il calcio no, magari non è andato esattamente in avanti, comunque è cambiato.
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