Torna l’età dell’oro con la donna Anni ’50

Biani rispolvera la Londra dei Rolling Stones, Ferretti fa luccicare la sua «Philosophy». E La Perla rinnega lo stile atelier

Paola Bulbarelli

da Milano

Sarà un inverno luminescente il prossimo. Ricco di broccati, di damaschi, di oro e di argento, di paillettes. Sarà l’inverno degli anni Sessanta, tornati con prepotenza a dettare le nuove regole del vestire. Si oscilla sempre tra il maschile e il femminile, tra il lungo lungo e il corto corto, tra l’over e lo smilzo. Ci sta tutto, alla fine, purché alla base ci sia stile. Non manca ad Alberto Biani (la classe sta a casa sua) che di certe linee ne ha fatto una bandiera così come di certi tessuti. L’abitudine è quella di prenderli dai tessutai da uomo, preferibilmente inglesi, ma questa volta Biani si è lasciato prendere la mano ed è finito pure dai setaioli e dai pellicciai. Il mood è in bilico tra la Londra dei Rolling Stones (giacche Principe di Galles, pantaloni a sigaretta rigati e camicie di seta stampata abbinate a foulard con gli stessi colori) e lo sci anni Cinquanta (fuseaux stretch, maglioni aderenti, pellicce preziose). I cappotti sono piccoli e svasati, spesso con colli e dettagli di pelo, e persino con le paillettes, gli smoking hanno la giacca doppio petto un po’ sciancrata, mentre il frac è damascato ed è perfetto dalla mattina alla sera.
Se c’è una cosa sicura è che nessuna donna è omologata, ognuna si tiene ben stretta la sua personalità. «Che nessuna sia mai uguale a un'altra», dice con forza Alberta Ferretti. Da lì è partita la sua ricerca per la collezione Philosophy, una ricerca nella haute couture applicata alla moda per le giovani e che tanto piace a qualsiasi età. «Non basta andare nelle spa o fare le diete per essere belle – continua Alberta - bisogna studiare l’abito giusto. Perché alla fine la moda ti deve prima di tutto gratificare». Mai banale, quindi. E quasi sempre in gonna, pochissimo con le braghe. Abiti lunghi fino ai piedi, e così i cappotti a redingote, ma anche corti di maglia lurex o di pizzo con la vita alta segnata da cinture. Cardigan di lana lavorata a mano con polsi e cappucci bordati di pelo facevano tanto pensare agli anni Settanta. Non di meno gli accessori oro. E siamo lì nei dintorni, anno più anno meno, da Pollini by Rifat Ozbek, altra bella collezione dove il tema è il broccato declinato in più tinte e luminescenze metalliche. Oro, argento, rame ma i colori dell’autunno: Ozbek ha rubato dal guardaroba dell’icona newyorkese Iris Barrell Apfel ma pure da quello di Elizabeth Taylor. Nulla è esasperato nelle lunghezze mini degli smanicati portati di giorno con sotto piccole maglie e di sera (ricamatissimi) a braccia nude con sopra piccole cappe. La novità di casa Pollini, gli occhiali. Mentre la novità di La Perla, i materiali. «Siamo stufe dello stile atelier», dice Anna Casotti. E allora ai classici tessuti da corsetteria, immancabili, ecco abbinati i reti e bordi tecnici usati nelle tute da motociclista o da snowboard. Giacche aderenti, gonne a trapezio, bustier e corsetti segnavano il percorso della collezione per «donne pericolose», capaci di mettersi il Danger Bra, reggiseno in ottoman stretch.
Come pericolosità non sono da meno le signore di Rocco Barocco, autentiche bellezze latine focose e passionali. «Romantiche aggressive», le definisce lo stilista. E forse è così visto che si infilano un trench leopardato sulla pelle, giacche strizzate da torero super ricamate, tubini di pizzo e raso elasticizzato. Tra volant e camperos ricamati con tanto di swarovski, l’importante è colpire. Almeno tanto quanto la camaleontica bon-chic di Enrico Coveri che vuole ammaliare con il fascino sofisticato del colore.

Un mix di grinta e candore che finisce pure sulla passerella di Byblos. Gli opposti si attraggono in pezzi sofisticati e accattivanti. Anche qui non manca il broccato e la fantasia logo presa a prestito da Walter Albini. Una vera chiccheria tra hot pants e mini.

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