Toyota Auris «scalda» la sfida dell’anno

La più monovolume tra le berline. Con 3 e 5 porte. All’interno si domina il paesaggio

da Barcellona

È dura, farsi largo nel segmento C. Quello, per essere chiari, dove dettano legge la Volkswagen Golf e l’Alfa 147, seguite da Ford Focus, Opel Astra, Peugeot 307 e Renault Mégane. Poi, da febbraio, dirà la sua la nuova Fiat Bravo. Seguita, a fine marzo, da un altro debutto importante: la Toyota Auris. Giuseppe Caiazza, responsabile marketing di Toyota Europa, è realista. «Non pretendiamo di rompere l’equilibrio, ma quantomeno di inserire la vettura come elemento di disturbo». L’obiettivo è produrre e vendere in Europa 150mila unità nel 2007 e 200mila nel 2008, di cui 13-15mila in Italia. Senza fare sfracelli, dunque, la Auris dovrebbe vendere contribuire all’ulteriore crescita di Toyota Italia, che dal ’99 in poi, grazie soprattutto al successo della Yaris, ha più che raddoppiato le proprie vendite. E alla Yaris somiglia molto la Auris. E non solo nel nome.
Con le debite misure (4,22 metri di lunghezza, cioè 47 cm in più), il nuovo modello esibisce lo stesso Dna della Yaris: «È piccola fuori, ma grande dentro - spiega Massimo Nordio, amministratore delegato di Toyota Italia - compatta ma spaziosa». Proposta sia a tre sia a cinque porte, «è la più monovolume tra le berline». Sotto il profilo estetico, in quanto non v’è soluzione di continuità nell’andamento del cofano motore e del parabrezza, ma non solo. La Auris è alta 1,52 metri, più di ogni altra nella categoria, quindi più spaziosa dentro. Tanto che una volta seduti al posto di guida o sui sedili dei passeggeri, anche quelli posteriori, si domina la strada mantenendo ancora una notevole distanza tra la testa e il tetto. Esternamente, il frontale spiovente, lo spesso montante anteriore e la linea di cintura alta donano una sensazione di robustezza, mentre i grandi gruppi ottici intagliati tra le fiancate, il cofano e il lunotto sottolineano la modernità dello stile. Nell’abitacolo colpiscono l’imponenza della plancia, l’originale quadro strumenti a doppia palpebra con indicatori arancio e la bella console che si prolunga verso il tunnel con la leva del cambio in posizione avanzata e rialzata, in modo da liberare lo spazio sottostante per un vano a giorno. L’abitabilità è buona anche sui sedili posteriori, dove le gambe di chi siede in mezzo si avvantaggiano del pavimento piatto, e la qualità che si percepisce è elevata. La gamma prevede i briosi benzina 1.4 e 1.6 VVT-i rispettivamente da 97 e 124 cavalli, affiancati da tre diesel D-4D: il sobrio 1.4 da 90 cavalli, lo stradista 2.0 da 126 cavalli e l’esuberante 2.2 da 177 (quest’ultimo associato a specifiche sospensioni posteriori multi-link anziché ad assale torcente). Su strada l’altezza maggiorata non penalizza affatto le doti dinamiche, che si rivelano notevoli grazie a un’ottima aerodinamica (il cx è 0,29), alla rigidezza di una scocca che torce pochissimo e all’intelligente taratura di un assetto che offre il miglior compromesso tra prestazioni e comfort. Un accurato lavoro è stato fatto anche per rendere pronto e sufficientemente preciso lo sterzo a servocomando elettrico. La leva corta e la corsa breve facilitano l’uso del cambio a 6 marce abbinato al diesel 2.0. Minimo il coricamento in curva e adeguato alle masse in gioco l’impianto frenante.

I prezzi della Auris partono dai 14.500 euro richiesti per la versione 1.4 benzina a 3 porte, nell’allestimento base, e arrivano ai 23.650 che bisogna sborsare per la 2.2 D-Cat a 5 porte nel più accessoriato allestimento Sol.

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