Tragedia sull’Himalaya: valanga travolge 18 alpinisti

È la più grande tragedia nella storia della montagna. Il gruppo era composto da sette francesi e undici nepalesi e stava scalando una cima di 6.981 metri nel massiccio dell’Annapurna

Lorenzo Scandroglio

Il mondo alpinistico è in apprensione per 7 alpinisti francesi e 11 portatori nepalesi di cui si sono perse le tracce da ormai quattro giorni nella vasta area montuosa, nota anche per i meravigliosi trekking, che circonda l'Annapurna (in lingua locale «La dea dell'abbondanza»), in Nepal. La spedizione transalpina era impegnata nella scalata al Kang Guru, una cima di 6.981 metri che, come tante altre cime attorno ai settemila metri di quota, sta interessando sempre di più gli scalatori di mezzo mondo. Qualcosa di più preciso si è saputo proprio ieri quando 3 membri nepalesi della spedizione (che in totale assommerebbe 21 uomini, anche se i numeri sono ancora incerti) sono stati portati in salvo dall'elicottero del Servizio di Soccorso Himalayano, l'Himalayan Rescue Association. Qualche agenzia ha parlato di 4 uomini recuperati. Il ministro del Turismo nepalese ha affermato che i sette transalpini erano coordinati da Daniel Stolzenberg, capo-spedizione e docente universitario proveniente da Chamonix, e stavano salendo a un campo superiore quando una valanga di dimensioni enormi si è abbattuta sul gruppo. La stagione himalayana 2005, in generale, e non solo in questa zona, è stata particolarmente nevosa, ciò che ha costretto più di una spedizione a tornare a mani vuote e a trovarsi, spesso, in situazioni precarie e di potenziale pericolo. Un caso su tutti: quello del nostro Christian Kuntner che ha pagato con la vita qualche mese fa, sull'Annapurna, una scarica partita da un seracco. Ora una squadra di soccorso si è recata nella zona per tentare, armata di tutto il materiale necessario, di trarre in salvo qualcuno degli alpinisti travolti o quantomeno di trovarne i corpi sepolti sotto la massa nevosa. L'elicottero non ha però potuto posarsi al campo base perché, da giorni, una intensa nevicata rende impossibile non solo l'atterraggio, ma persino l'avvicinamento. Ad aggravare le cose il fatto che la valle in questione non è raggiungibile da alcun mezzo di telecomunicazione e, pertanto, è impossibile trarre conclusioni definitive né, tanto meno, entrare nei dettagli. Ecco perché si attendono con ansia le testimonianze dei tre nepalesi tratti in salvo.
Intanto il ministro francese degli Esteri sta cercando di fornire tutto il supporto necessario alla propria ambasciata a Katmandu, compreso l'invio di uno specialista in operazioni di salvataggio in ambienti estremi.
Le speranze sono comunque ridotte al lumicino e si può parlare, comunque, di una tragedia di dimensioni notevoli. Non la prima però: la storia dell'alpinismo himalayano ha registrato, già dal tardo Ottocento, casi analoghi. Per non dire delle spedizioni carovaniere che, fin dalla notte dei tempi, sulle alte vie delle spezie, i passi del Karakorum e quelli fra Nepal e Tibet, sono spesso scomparse nel nulla, inghiottite dalle più grandi valanghe della terra.


La massiccia presenza francese nell'area si spiega, in parte, con la storia che ha fatto di quell'ottomila (l'Annapurna, appunto), una sorta di «Montagna dei francesi» così come il K2 è la montagna «degli italiani». È noto infatti che l'Annapurna fu il primo ottomila della storia ad essere scalato con un’impresa riuscita proprio ai francesi Maurice Herzog e Louis Lachenal nel 1950.

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