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Milano e la bici? Un classico rapporto di amore-odio. Basta fare un giro per la città, indipendentemente dal quartiere, e accorgersi che si, l’ecologica «due ruote» viene utilizzata, ma - come dire - con parsimonia e una buona dose di riserve. Motivo? Certamente il traffico, caotico e pericoloso. Ma anche la mancanza di una rete di piste ciclabili (e relativi servizi) vera e propria, coerente e adeguata alla struttura urbanistica della città.
Ma cosa succede quando ci si muove in bicicletta a Milano? Per rispondere a questo interrogativo, l’Associazione Fiab Ciclobby Onlus e Actl (Associazione per la cultura e il tempo libero) hanno messo a punto il progetto-pilota «Ciclomilano», per favorire la ciclabilità a Milano. L’iniziativa, che gode del contributo di Fondazione Cariplo ed è stata presentata ieri nella sede del Cai - Club Alpino Italiano, si propone di «accompagnare» i milanesi all’uso della bicicletta, attraverso piccoli, facili e soprattutto poco costosi interventi sul tessuto urbano. Due le azioni fondamentali: innanzitutto la «fotografia» dell’esistente, vale a dire delle condizioni attuali dei tratti ciclabili entro il perimetro cittadino; in secondo luogo, sulla base della mappatura così ottenuta (a tutt’oggi non esiste una piantina «ufficiale» divulgativa delle piste ciclabili della città), studiare gli interventi necessari che, con una spesa modesta e senza interventi massicci e invasivi, possano risolvere situazioni pericolose, dando al contempo continuità e sicurezza alla mobilità ciclistica. Obiettivo: produrre un dossier contenente tutti i dati rielaborati e scrivere un progetto di fattibilità, comprensivo del piano dei costi, da sottoporre all’amministrazione cittadina che uscirà dalle elezioni del prossimo 15 maggio. La prima parte del lavoro è stata completata, e i risultati della mappatura sono stati presentati appunto ieri, insieme con il nuovo sito internet (www.ciclomilano.it), sul quale è possibile seguire passo passo tutti i passaggi dell’iniziativa, con tanto di grafici e di fotografie scattate sul posto, oltre a pareri, proposte, considerazioni e giudizi raccolti «sul campo» tra i cittadini. Un sito che, come hanno sottolineato gli organizzatori, «vuole anche diventare un punto di riferimento a 360 gradi per la mobilità ciclistica a Milano». Non solo. Il progetto contiene anche tre proposte operative di intervento, che interessano altrettante zone cittadine differenti per struttura urbanistica, tipologia abitativa e viabilistica: il nuovo quartiere Bicocca (zona 9), i viali delle Regioni (zona 4) e il quartiere Paolo Sarpi (zone 1 e 8), e affrontano i temi della connessione dei tratti ciclabili esistenti, la permeabilità delle strade al passaggio in sicurezza delle biciclette, infine l’accessibilità degli spazi pubblici alle «due ruote», con l’introduzione di nuovi servizi per i ciclisti in particolari situazioni (scuole, biblioteche, centri sportivi, etc.). In particolare, il censimento e relativa mappatura delle piste ciclabili sono stati realizzati seguendo tre criteri di giudizio: rispetto della normativa, qualità delle infrastrutture e percorribilità dei percorsi. Ecco, in sintesi, i risultati. Per quanto riguarda il primo punto, circa il 35% dei tracciati risulta pienamente conforme alla norma, contro oltre il 45% inadeguato soprattutto per la segnaletica, e un 20% abbondante non conforme. Sotto il profilo della qualità, solo poco più del 20% risulta buono, mentre il 50% è giudicato accettabile e il 30% insufficiente. Infine, in termini di percorribilità, il 50% delle piste disponibili viene considerato «consigliato», a fronte di un 30% da utilizzare solo in caso di necessità, un 10% considerato poco utile e un rimanente 10% sconsigliato.


«La cosa che ci preme rilevare - hanno sottolineato gli organizzatori - è che il progetto nasce dal basso e sta crescendo a stretto contatto con i cittadini, i consigli di zona e le associazioni dei quartieri interessati, in modo da essere il più fedele possile alla realtà». Chissà che Milano potrà un giorno assomigliare un po’ di più alle grandi città del Nord Europa, anche grazie alla bicicletta?

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