Il tramonto del sindacato di classe

Il bel libro di Stefano Livadiotti sulla crescita della nomenklatura sindacale (L’altra casta, editore Bompiani) inquadra un fenomeno degenerativo in parte specificamente italiano. Come si sa, ci capita di esagerare: tre sindacati maggiori, diversi minori, comitati di base, distacchi pletorici innanzitutto nel pubblico impiego e così via. Ma le cose «sindacali» non vanno bene anche nel resto del Continente. Quel grande sindacato che è la Dgb d’intesa con la Spd, socia del governo di unità nazionale tedesco, ha appena combinato pasticci sostenendo una legge per il salario minimo (una trovata alla Walter Veltroni a cui per un po’ si è opposta Angela Merkel) che è stata poi rifiutata dalla grande parte dei lavoratori. In Francia e in Gran Bretagna i sindacati che contano ancora sono nei trasporti: anche se i ferrovieri della Cgt (un tempo invincibile organizzazione comunista francese) sono dovuti venire a patti, dopo tante devastanti ribellioni vittoriose, con la riforma delle pensioni di Nicolas Sarkozy.
Quel che in Italia è una degenerazione, nel resto d’Europa è comunque un trend di declino. E quello che tramonta è innanzitutto il cosiddetto sindacato di classe, quello che voleva non solo rappresentare gli interessi degli iscritti ma dare anche una coscienza «omogenea», socialista, ai lavoratori.
È una crisi pesante con forti riflessi politici. L’altro giorno il ministro del Lavoro Cesare Damiano, persona intelligente che ha passato i suoi ultimi venti anni in minoranza dentro una Fiom-Cgil «estremista» e poi ha combinato poco - inevitabilmente in una compagnia come quella messa insieme da Romano Prodi - al governo, ha detto: «Parte notevole del lavoro privato dipendente nei settori di retribuzione più bassa, si sta orientando verso il centrodestra». Gli eufemismi aiutano a vivere, se Damiano avesse detto «la classe operaia ci ha mandato a quel paese» l’effetto sarebbe stato assai più amaro. E in parte, il ministro ha ragione: «I lavoratori dipendenti del settore privato a basso livello di retribuzione si sentono sempre meno classe e sempre più persone il cui percorso di vita è garantito dal rapporto con i propri imprenditori e con le forze politiche capaci di garantire lo sviluppo». E i lavoratori «privati e a basso livello di retribuzione» si rendono conto che tra il «riformista» Pietro Ichino - nuova star veltroniana - che si arrovella sulla flexisicurity danese per incrementare salari e produttività, e il pratico Maurizio Sacconi, senatore di Forza Italia, che lancia la detassazione graduale di straordinari e premi di produzione, è quest’ultimo «il vero amico dei lavoratori».
Gli osservatori più attenti delle società occidentali contemporanee ritengono che alla fine anche nel Vecchio continente, con tutta la sua positiva solidarietà e le sue negative rigidità, il modello sindacale che passerà sarà quello americano. Nel mezzo secolo precedente è successo così: le forme di organizzazione del lavoro, il sindacalismo professionale più avanzato, le ondate di protesta degli operai-massa si sono sperimentate negli Stati Uniti e poi trasferite da noi. Se si studia quel che avviene oltre Atlantico, le forme partecipative, il consolidarsi del sindacato degli «iscritti» contro il sindacato-movimento che piace alla maggioranza della Cgil, il sindacalismo che gestisce fondi pensione e mutue, si vede delinearsi un sindacato cooperativo di tipo nuovo, capace di pesare persino nelle assemblee degli azionisti delle grandi imprese. Un sindacato che in Italia ha un naturale interlocutore nella parte più moderna della Cisl. E non per nulla Raffaele Bonanni è apparso in questo squarcio di stagione il protagonista del postfallimento del patto Epifani-Prodi-Montezemolo che sognava di dominare l’Italia.

Questa posizione costa a Bonanni ogni tanto l’accusa (recentemente l’ha scritto il Corriere della Sera) di subalternità al centrodestra: ma di questi tempi dialogare con il centrodestra, sembra essere il modo più realistico per essere vicini ai lavoratori, sia pure «a basso livello di retribuzione».
Lodovico Festa

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