Trans, il pm: "Marrazzo mente: comprava coca"

Lo scrive il gip che ha fatto arrestare il carabiniere coinvolto nel ricatto al governatore e accusato dell’omicidio di un pusher. "I soldi sottratti dai militari verosimilmente dovevano servire al presidente della regione Lazio per pagare la droga"

Trans, il pm: "Marrazzo mente: comprava coca"

Roma - Le versioni fornite da Piero Marrazzo sulla droga e sui soldi ripresi nel video-ricatto che gli è costato la poltrona da governatore del Lazio sono sempre state piuttosto confuse. Dopo aver negato in un primo interrogatorio di aver fatto uso di cocaina durante i suoi incontri con i transessuali, lo scorso 21 ottobre l’ex governatore ascoltato nuovamente dai magistrati aveva cambiato versione ammettendo di averne fatto uso saltuariamente. Ora è il gip Renato Laviola che, nell’ordinanza con cui due giorni fa ha disposto l’arresto del maresciallo Nicola Testini per l’omicidio del pusher Gianguerino Cafasso, a dire che Marrazzo ha raccontato bugie agli inquirenti sui soldi che aveva con sé il 3 luglio del 2009, quando una banda di carabinieri infedeli fece un blitz in via Gradoli e lo sorprese in compagnia del trans Natalie. Al momento dell’irruzione sul tavolo dell’appartamento c’era della polvere bianca.

«Non sono attendibili le dichiarazioni rese da Marrazzo circa un importo complessivo di 3mila euro a lui sottratto», scrive il giudice nel provvedimento. L’ex presidente della Regione, infatti, aveva sempre sostenuto di essere stato derubato di quella cifra dai militari che lo sorpresero in casa del trans. Invece i soldi nel suo portafoglio erano molti di più. «L’importo sottratto nella circostanza (5mila euro), quale indicato da Natalie (3mila poggiati sul tavolo e 2mila prelevati dal portafoglio di Marrazzo) deve ritenersi corretto», scrive il gip Laviola. Se l’ex conduttore di Mi manda Rai 3 ha dato quella versione, poi smentita dagli ulteriori accertamenti investigativi, secondo il gip è stato perché aveva «difficoltà a giustificare la consegna di una somma così rilevante quale corrispettivo di normali prestazioni sessuali, mentre in realtà l’importo doveva servire per acquistare anche un quantitativo di droga, come accaduto in altre circostanze».

Il 3 luglio la sostanza stupefacente in casa di Natalie non la porta Cafasso, al quale il trans l’aveva chiesta appena saputo che di lì a poco sarebbe arrivato Marrazzo. Quel giorno non ne aveva a disposizione e Natalie è costretta a rivolgersi ad un altro pusher. Ma Cafasso gira la notizia al carabiniere Carlo Tagliente, che farà scattare la trappola. Dal 2008 i militari conoscevano le abitudini sessuali di Marrazzo, come risulta da una relazione di servizio del loro comando di stazione. E chissà da quanto cercavano l’occasione giusta per incastrare l’ex governatore. In un primo momento Cafasso ha un ruolo da protagonista nel ricatto. Avverte della presenza dell’ex presidente della Regione e viene incaricato di piazzare quel filmato sul mercato. La trattativa avviata dal pusher con due giornaliste di Libero, però, non va in porto. E i rapporti tra Cafasso e il maresciallo Testini cominciano ad incrinarsi. Il pusher sa di essere in pericolo, vuole chiudere l’affare a scappare via. Non farà in tempo. Testini, secondo il gip, comincia a consideralo un testimone scomodo. Uno che «sapeva troppo». E pensa che eliminare un tipo come lui, diabetico e con problemi di obesità, non sia poi così difficile rifilandogli una dose di droga tagliata male. Anche se non è chiaro perché Cafasso, che appunto si sentiva minacciato, accetti lo stupefacente proprio da colui che temeva. Eppure i magistrati sono certi che a cedere gratuitamente un mix letale di eroina e cocaina a Cafasso sia stato proprio il maresciallo Testini, in un parcheggio della Rai a Saxa Rubra, in presenza di Jennifer, il trans che era fidanzato di Cafasso. Poco dopo, quando in una stanza d’albergo sulla via Salaria il pusher assume la droga e si sente male, Jennifer chiama proprio Testini per avvertirlo. Il carabiniere cerca di tranquillizzarlo. «Non ti preoccupare - gli dice - chiama l’ambulanza». Un omicidio premeditato, ritiene ora la Procura, dopo che per mesi la morte di Cafasso era stata archiviata come un comune decesso per overdose.
Oggi Testini sarà interrogato nel carcere di Bari, dal quale proclama la sua innocenza.

«Nell’ordinanza non viene dimostrato nulla - contestano i suoi legali, Valerio Spigarelli e Marina Lo Faro - è una sommatoria confusa di elementi discutibili. L’accusa di omicidio si realizza dando per scontate troppe cose». E preannunciano, in caso, ricorso al tribunale della Libertà.

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