Verde e blu vanno sempre di più insieme: nell'ottica di un'analisi dei cambiamenti economici e ambientali che consideri la transizione energetica e climatica non solo in mera ottica di riscaldamento globale ma consideri la sfida nel suo complesso i mari e gli oceani del pianeta acquisiscono una rilevanza decisiva.
In primo luogo ciò avviene per un evidente dato geografico. L'acqua salata dei mari e degli oceani copre oltre due terzi della superficie terrestre e, per mezzo delle correnti, opera una ruolo di termoregolazione e stabilizzazione imprescindibile. Chiunque si rechi in una località di mare nella stagione invernale può apprezzare in forma più diretta e intuitiva l’effetto di termoregolazione operato dalle grandi masse di acqua salata in termini di capacità di cattura del calore e impatto sugli ecosistemi circostanti. The sea is one, dice un vecchio detto popolare nella United States Navy a testimoniare la necessità di vedere come un unico sistema complesso, sul fronte geopolitico e militare, la distesa degli oceani globali. Lo stesso vale sul fronte ambientale e economico. L’oceano ha assorbito circa il 90% del calore in eccesso intrappolato dalle emissioni di gas serra e un terzo dell'anidride carbonica emessa dalle attività umane dagli Anni Ottanta in avanti.
Veniamo qui al secondo punto: il mare può essere decisivo per la transizione energetica anche in forma più diretta. A essere fondamentale già da tempo e che potrà risultare sempre più decisiva in futuro è la blue economy, un comparto che comprende un ampio e variegato perimetro di attività, tutte accomunate dall’obiettivo di generare valore economico e ambientale attraverso le risorse del mare.
I settori coinvolti nella blue economy, secondo i parametri individuati dall'Unione Europea, riguardano la preservazione delle risorse geologiche e del patrimonio paesaggistico costiero, la difesa degli stock ittici e delle specie viventi, la produzione e la distribuzione dell’energia rinnovabile ricavata dal mare, le attività portuali, ma anche tutto il comparto navale, dalla costruzione ai trasporto marittimo, il turismo costiero, l’acquacoltura. In futuro, la richiesta di più stringenti criteri di sostenibilità ambientale nelle iniziative economiche faranno sì che attività come lo sfruttamento dell'energia delle onde e delle maree per la generazione elettrica, la produzione di alghe, lo sviluppo di attrezzi da pesca innovativi, il ripristino degli ecosistemi e dei santuari marini creeranno nuovi posti di lavoro e imprese verdi nell’economia blu.
L'obiettivo della creazione di un ecosistema sostenibile in grado di generare un impatto positivo e di lungo termine soprattutto sulla salute dei mari e degli oceani porta la Blue Economy ad essere al centro delle due rivoluzioni, quella "verde" e quella digitale. Per fare un solo esempio, Key4Biz ha scritto del ruolo dell'abilitazione tecnologica di frontiera nello sviluppare l'innovazione dell'economia blu: "La Liguria, con Genova e il suo porto e l’importante indotto legato all’economia del mare, sta assumendo sempre più un ruolo di rilievo in questo ambito, con lo sviluppo di progetti che evidenziano la collaborazione tra tecnologie e ambienti fisici. Tra questi troviamo il “Digital Twin” creato per il Porto Antico di Genova e ospitato su Cloud Netalia", utilizzato per "poter simulare e pianificare le attività dell’area in modo sano, sicuro e confortevole per i visitatori e per chi ci lavora, efficiente in termini di gestione delle risorse e sostenibile per l’ambiente". In Europa, secondo stime pubblicate in occasione del recente Blue Planet Economy European Maritime Forum 2021 di Roma, il valore della Blue Economy è pari a 218 miliardi di euro, con circa 5 milioni di occupati. L'Italia copre oltre un quinto dei valori complessivi segnati in Europa: la blue economy nella Penisola sfiora i 47,5 miliardi di euro, pari al 3% del totale dell’economia italiana.
Secondo la Commissione Ue, invece, “un’economia blu sostenibile è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi del Green deal europeo e per garantire un ambiente verde e inclusivo nella ripresa dalla pandemia. Un mix energetico sostenibile dell’oceano, compreso l’energia eolica galleggiante, l’energia termica, le onde e le maree, potrebbe generare un quarto dell’elettricità dell’Ue nel 2050″. Transizione ecologica, innovazione e rilancio dei porti in termini dual-use, come hub per le merci e basi di generazione energetica sono al centro del piano della Commissione per la blue economy presentato nel 2021 a cui Ursula von der Leyen e l'esecutivo Ue intendono far seguire nei prossimi anni la prima direttiva sulla pianificazione dello spazio marittimo che sarà emanata nel 2022.
La sfida della transizione non può prescindere dall'elemento più diffuso nel pianeta.
E per Paesi come l'Italia, al centro di un Mediterraneo sempre più sconvolto da emergenze climatiche e con la necessità di vedere un modello di sviluppo nuovo per il suo sistema prender piede, unire verde e blu è una strada obbligata per vincere la sfida economica e quella ambientale che la transizione imporrà nei decenni a venire.
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