Trasporti, il trionfo dell’inefficienza

Daniele Petraroli

Primo giorno con il nuovo contratto di servizio e primo stop della metropolitana. Bisogna dire che il nuovo sistema di incentivi e penalità concepito tra Met.Ro. e Regione decisamente non ha portato fortuna all’azienda di trasporti. Ieri mattina alle 9 e 10 si è interrotto il servizio tra Monti Tiburtini e Rebibbia (metro B) in entrambi i sensi di marcia a causa del riscaldamento di un pantografo. E proprio questo stop (di circa un’ora e mezza) rischia di passare alla (micro)storia visto che per il disservizio la società potrebbe dover pagare la sua prima multa alla Regione.
Ma a essere sotto accusa è tutto il sistema di trasporto pubblico capitolino. Peggiorato notevolmente da quando l’attuale centrosinistra (Rutelli prima, Veltroni poi) ha scalato il Campidoglio. Qualche esempio? Partiamo dalla rete tranviaria. Nel 1992, l’anno prima dell’ascesa di Rutelli, le linee erano 8, oggi siamo scesi a 6. Soppressi il 517, il 19 barrato e il 13. In più è stato creato l’8 che collega Monteverde a largo Argentina (tramontata definitivamente l’ipotesi originale che prevedeva il capolinea a Termini). Tra i 6 attuali, però, bisogna dire che il 3 (Trastevere-Valle Giulia) è fermo dal giugno 2005 causa lavori su via Labicana. Fatto curioso, non viaggia dal lunedì al venerdì ma «risorge» nel weekend nel tratto Porta Maggiore-Valle Giulia non interessato dal cantiere. Perché questo? Pare che Met.Ro. non possieda abbastanza vagoni per coprire le 6 linee, questa la verità. Impietoso, poi, il confronto con gli anni Sessanta quando Roma era una città «ferrata» con addirittura 14 linee tranviarie e 3 metro-tranvie ora sparite. (Roma-Genzano, Termini-Capannelle e Termini-Cinecittà). Stesso discorso per le linee metropolitane. La A da ormai un anno e mezzo abbassa le serrande alle 21 per lavori. La B continua a chiudere alle 23 e 30. Peccato che nel 1965 il servizio terminasse a mezzanotte e 45.
Sparlare delle ferrovie regionali, poi, è fin troppo facile. Sulla Roma-Pantano e sulla Roma-Viterbo le corse soppresse (spesso senza alcun avviso per i passeggeri) per mancanza di macchinisti sono all’ordine del giorno. Parliamo allora di orari. Oggi la prima apre alle 5 e 30 e termina il servizio alle 23 e 30, negli anni ’60, invece, arrivava fino a Fiuggi (e non a Pantano), il primo treno partiva venti minuti prima mentre l’ultimo era previsto a mezzanotte e mezza. Idem per la Roma-Viterbo. Partiva 55 minuti prima (4 e 50 contro 5 e 45) e chiudeva all’una e 30 di notte quando adesso termina alle 23. La Roma-Lido (che tutto sommato oggi funziona) adesso comincia il suo lavoro alle 5 e 18 e lo termina alle 23 e 30. Nei ’60? Servizio ininterrotto h24. Non parliamo poi dell’anello ferroviario. Tante promesse e lavori in corso dal 1946. Tredici anni fa Tocci e Rutelli dissero che l’avrebbero completato a breve. Attendiamo ancora.
Nessun miglioramento, o quasi, negli ultimi 13 anni dunque. Ma cosa è accaduto nello stesso periodo in altre città? Londra ha 3 nuovi tram, Parigi e Milano 2. A Napoli una vecchia ferrovia concessa è stata trasformata in metropolitana, a Budapest è stato inaugurato il tram più lungo e capiente del mondo. A Roma si fa un gran parlare di metro C, intanto a Conca d’Oro cittadini e residenti vivono quotidianamente l’incubo dei lavori della B1 sulla propria pelle.
«Più che una “cura del ferro” - commenta il capogruppo alla Pisana Fabio Desideri - sembra una cura del “sonno”, chi ha governato in questi anni ha dormito.

Una coalizione politica che basa la propria azione di governo sul potenziamento dei trasporti pubblici a discapito di quelli privati (vessati da strisce blu, divieti e multe) e che, dopo 13 anni, riesce nell’impresa di peggiorare l’esistente, in un paese normale chiederebbe scusa e toglierebbe il disturbo».

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