Treviso, 12enne cambia scuola I compagni: "Sei napoletano, puzzi"

Insulti pesanti e le penne disinfettate dai compagni dopo che le aveva toccate lui. La madre gli fa cambiare scuola. Gli insegnanti: "Era lui a essere problematico"

Treviso, 12enne cambia scuola 
I compagni: "Sei napoletano, puzzi"

Treviso - Insulti pesanti. "Figlio di camorrista", "meridionale", "sei puzzolente". Così i compagni apostrofavano il 12enne napoletano durante l'anno di prima media, in una scuola di Treviso. Una situazione che ha convinto la madre dell'adolescente a iscriverlo in un altro istituto. Il 12enne, che da due anni vive nel capoluogo della Marca con la mamma, era stato bocciato al termine della prima media. "C'era una situazione non serena, e il rendimento di mio figlio ne ha risentito, ma sulla bocciatura non dico nulla, se non ha studiato è giusto" ha detto la donna, che ha raccontato la sua vicenda a un emittente televisiva, Antenna Tre Nordest.

Disinfettare le penne Ma la signora era stanca delle offese e dei comportamenti razzisti che il ragazzino subiva dai compagni. Ha scelto di non presentare alcuna denuncia, ma ha tolto il figlio da quella scuola, nel centro di Treviso. "I compagni lo sbeffeggiavano - ha raccontato - intonavano canzoni contro i napoletani, dicevano di aver paura di lui, 'perché figlio di un camorrista', e lo emarginavano durante le attività scolastiche e ricreative". Tra i gesti più odiosi riferiti dalla signora partenopea, l'abitudine di alcuni compagni del figlio di disinfettare le penne dopo che lui aveva toccate "perché puzzava".

Gli insegnanti La madre dell'adolescente ha provato a far presente la situazione alle insegnanti della scuola, ma si sarebbe sentita rispondere che era il suo figliolo ad essere problematico. Un caso che richiama alla mente quello reso pubblico l'anno scorso in un piccolo paese della provincia di Treviso da un'altra mamma napoletana. Nel pieno dell'emergenza rifiuti in Campania - aveva denunciato - il suo bimbo di 8 anni era stato deriso per mesi dai compagni che lo chiamavano con disprezzo "monnezza". In quell'occasione, classificata come un caso grave caso di bullismo, dato che i protagonisti avevano appena 7-8 anni, l'Ufficio scolastico regionale aveva inviato poco dopo nella scuola i propri ispettori.

Le angherie di stampo razzista avevano però già ferito il ragazzino, che si era chiuso in sé stesso, scrivendo nel diario le cattiverie ricevute dai compagni. Anche qui la scelta finale dei genitori era stata quella di far cambiare scuola al figlio.

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