Troppa democrazia, nessuna democrazia Ora la Grecia rischia

diLa Grecia si ribella all’euro. Così facendo, pensano molti, si ribella anche alla realtà. Il suo destino oscilla ora tra dilemmi epocali e questioncelle di bassa bottega politica. I partiti sanno che queste spinte emotive d’un popolo disperato porteranno al caos, ma non osano sconfessarle. Anzi alcuni cavalcano gioiosamente la tigre, sicuri di ricavarne buoni guadagni alle urne. I «cattivi» - che sono stati individuati e vengono quotidianamente bersagliati da accuse d’ogni genere - hanno nome Angela Merkel, banche internazionali, Unione europea. Non scompaiono ma sfumano, in questo elenco d’imputati, le responsabilità di quegli schieramenti - Nuova Democrazia, centrodestra e Pasok socialista - che a turno hanno governato il Paese negli ultimi decenni portandolo sull’orlo del baratro. L’Europa, il mondo si chiedono ansiosi come la Grecia potrà uscire da questa gravissima crisi politica, economica e sociale. Potrà uscirne con la bancarotta, ossia non ne uscirà. Si voterà, in quel caso, a un futuro oscuro.
In un contesto storico completamente diverso l’Italia dilaniata da agitazioni e violenze e incattivita dal mito della «vittoria mutilata», si buttò nelle braccia di Mussolini. La Germania sconfitta, impoverita, cupa prima si affidò alla repubblica di Weimar, ossia a un volonteroso e benintenzionato nulla, poi alla forsennata demagogia di Hitler. Per le sue dimensioni e per il suo ruolo in Europa la Grecia non potrà probabilmente assestare alla costruzione di Bruxelles un colpo mortale. Si tornerà semmai all’antico, quando i Balcani erano definiti la polveriera d’Europa e la Grecia conosceva un alternarsi di regimi e di governi. Governi socialisteggianti, governi monarchici, dittature a gogo.
Nella prima guerra mondiale il re Costantino, sposato a una principessa tedesca, era per l’alleanza con la Germania e Austria, il popolare leader democratico Eleuterio Venizelos era per le potenze dell’Intesa. Prevalse Venizelos e il Re se ne andò salvo ritornare qualche anno dopo per sferrare un attacco alla Turchia di Kemal Ataturk che si risolse disastrosamente. I greci d’Asia Minore furono cacciati, un Paese di cinque milioni d’abitanti fu costretto ad accogliere un milione e mezzo di profughi. Sull’onda della sconfitta il re dovette ancora una volta «lasciare», dopo di lui si susseguirono parentesi tollerabilmente democratiche e colpi o colpetti di Stato. Uno dei quali portò al potere il generale Giovanni Metaxas, che era fascista e che importò rituali mussoliniani. Ma proprio a lui toccò di subire l’attacco d’un Mussolini smanioso di rivaleggiare, nelle vittorie militari, con il collega tedesco.
Questo Paese così rissoso e diviso da sempre fu teatro d’una guerra civile -scatenata da formazioni partigiane comuniste- che durò fino a quando la Jugoslavia le diede mano. Dopo la rottura tra Tito e Stalin la rivolta si estinse, molte migliaia di ex partigiani e di loro bambini emigrarono nell’Urss dove ebbero sorte tragica (ma il partito comunista greco, Kke, rimane tenacemente stalinista). Non voglio seguire nel loro percorso labirintico le successive vicende greche, mi limito a sottolineare che negli anni sessanta si arrivò -per altri motivi- a una situazione assai simile all’attuale. Una divisione furibonda tra centrodestra e centrosinistra, un tourbillon di governicchi anche «tecnici» o semitecnici. Nel 1967 il golpe dei «colonnelli» Papadopoulos, Makarezos e Pattakòs (quest’ultimo era in realtà generale)volle porre fine, per dichiarazione dei putschisti, al disordine del Palazzo e al suo chiacchiericcio inconsistente. Il potere dei militari crollò quando, avendo tentato d’uccidere il presidente di Cipro arcivescovo Makarios, dovettero subire la ritorsione turca e l’occupazione da parte delle truppe di Ankara d’un quaranta per cento dell’isola. Da allora in poi la democrazia ha retto, con un avvicendarsi dei due grandi partiti e delle grandi dinastie politiche, i Caramanlis, i Papandreu, i Venizelos.

La democrazia è sopravvissuta ma tra scandali, bilanci menzogneri e sperperi veri. Nella sua storia moderna la Grecia ha spesso camminato sul filo del rasoio, da ogni calamità in qualche modo risollevandosi. Forse si salverà anche questa volta, dracma permettendo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica