"In Turchia per le donne quel che conta è liberarsi dalla paura e trasformarla in libertà"

La scrittrice Sebnem Isigüzel si racconta a partire dal suo romanzo: "Il palazzo delle lacrime"

"In Turchia per le donne quel che conta è liberarsi dalla paura e trasformarla in libertà"

Sebnem Isigüzel è tra le più caustiche voci critiche della società turca contemporanea e uno dei suoi romanzi è stato sottoposto a censura dal governo. Il suo ultimo libro è Il palazzo delle lacrime Crocetti Editore. Siamo nel 1876 in Turchia, e qui si svolge la storia dei destini di cinque donne. C'è un figlio illegittimo e un intellettuale dissidente Mehmet, che si innamora della madre del bimbo. Ripudiata dalla famiglia e dalla società, la protagonista vuole rifiutare le convenzioni, ma si dirige fatalmente verso la tragedia. Tra sogni, violenze spietate e passioni.

«Chi non si innamora, chi non sa cosa sia l'amore, non ha mai vissuto». L'amore è così importante?

«Per il periodo in cui è ambientato il romanzo e per i miei personaggi sì. Ai giorni nostri molte cose possono prendere il posto dell'amore. Ormai persino i social media possono rimpiazzarlo. Invece nel periodo in cui si svolge la narrazione si è molto soli e indifesi nei confronti di quegli stessi sentimenti che ci rendono esseri umani. L'amore diventa un paradiso promesso. È così per tutti gli umiliati e offesi, e questo vale anche oggi».

Lei scrive: «Il cuore conosce la sua strada». Qual è la funzione della mente?

«Le sensazioni sono importanti quanto la logica. L'Occidente ha la logica, l'Oriente le sensazioni. Ciò che nell'essere umano è capace di unire logica ed emozioni è l'arte, la letteratura. Quello che più colpisce chi legge è il fatto che in fondo un romanzo riesce a illuminare la mentalità del proprio tempo. A quel tempo, tutto era sentimento. Il sapere non era facilmente accessibile. Per questo i miei personaggi danno importanza a ciò che il cuore conosce. Credo che l'esempio migliore del fatto che il cuore conosce ogni cosa sia Shakespeare. Per la logica invece c'è Freud: è stato lui a dare sistematicità alla psicanalisi che Shakespeare aveva creato grazie alle sue sensazioni».

Come si conquista la libertà dalla paura, come fa la protagonista del suo romanzo?

«La paura è un sentimento molto potente, più potente anche della morte: della morte si può solo avere paura, visto che non possiamo sapere cos'è. Avere paura è come morire prima ancora di morire. Per poter continuare a vivere occorre che la paura si trasformi in qualcosa. Per esempio, io la paura l'ho trasformata in scrittura, i miei personaggi la trasformano in libertà».

Le cose sono ancora oggi più semplici per gli uomini che per le donne?

«Il mondo è un immenso meccanismo progettato per gli uomini. La parità di genere è la lotta più importante per la specie umana, o meglio, per noi donne».

Ci sono similarità tra la vita e i sogni?

«Da romanziera traggo dai sogni la mia forza. Sono felice di avere un lavoro fatto di sogni, di fantasia. Come esseri umani, abbiamo necessità di nutrirci dei sogni per poter sopportare l'esistenza».

Cosa ha significato per lei subire la censura?

«Il mio primo libro è stato pubblicato quando avevo vent'anni ed è stato censurato. Ma nel frattempo è stato insignito di un importante premio letterario. La censura e i divieti sono le stampelle a cui si appoggia la cattiva politica».

Nella Turchia di oggi pensare è un crimine?

«Pensare è un diritto. Ciò che è un diritto non può essere vietato. Ma vallo a spiegare ai politici!».

«Per vivere la notte bisogna essere maschi, oppure dei jinn», lei scrive. Cosa fa di solito nelle ore notturne?

«Visto che mia figlia non ha paura di andare in giro di notte, ho iniziato a uscire con lei. Di notte Istanbul è bellissima. Una notte d'estate abbiamo ballato su una terrazza a Beyoglu, è stato così bello... Ogni tanto lo rifacciamo. Anche se di solito la notte resto a casa a leggere, ho sempre la sensazione di trovarmi su quella terrazza a ballare, in quella splendida nottata estiva. Nelle società oppressive, il tuo genere ti può impedire di divertirti liberamente. Per questo la protagonista afferma che è necessario essere dei jinn (gli spiritelli tipici della cultura musulmana). Non ha torto. Alcune notti mi chiudo in casa e allora leggere mi rende libera».

Ad un certo punto la protagonista afferma: «Provare piacere dall'essere umiliati dimostra che si è ancora più umani». Potrebbe chiarire questa idea?

«Lo scrittore che ha insegnato a tutti noi come questo sia possibile è senz'altro Dostoevskij. L'animo umano è pieno di disarmonie. Provare il male può evocare delle emozioni molto potenti. Così come l'infelicità è molto più potente della felicità. E allora ci si ritrova faccia a faccia con i lati oscuri e più profondi di noi».

Lei scrive: «Non c'è sciagura più grande delle donne che somigliano agli uomini...».

«Mi riferisco a quelle donne che non percepiscono come un problema l'essere umiliate o sottomesse a causa del proprio genere, a quelle donne che giustificano questo tipo di mentalità maschile e che anzi la condividono. Noi donne dobbiamo essere solidali».

Mehmet dice che «la pazzia è vicinanza alla verità». Lo condivide anche lei?

«Forse possiamo affrontare questa affermazione riflettendo su cosa sia reale e vero, e cosa non lo è. Certamente scrivere, creare, hanno un'affinità con la pazzia. Non c'è da stupirsi se i testi letterari siano fonte d'ispirazione per gli scienziati che si occupano di psichiatria e neurologia».

L'allegria è volgare?

«Temo che noi popoli mediterranei abbiamo un po' questo tipo di concezione dell'allegria. È rumorosa. E in quanto rumorosa, è volgare. In realtà lo spirito avrebbe soprattutto bisogno di silenzio. L'allegria è in realtà una grande via di fuga. Una via per nascondere l'infelicità».

Sempre Mehmet afferma: «Chi ha i piedi ben piantati per terra raggiunge con la testa il cielo!».

«Se si tengono i piedi ben saldi si mantiene sempre l'equilibrio e non si rischia di cadere. Mettiamo il caso che sì, dal punto di vista fisico ci siamo riusciti, ma come possiamo farlo anche dal punto di vista spirituale? Bene, questo è possibile se comprendiamo il nostro mondo interiore. E per me la letteratura è il solo modo di tenere i piedi saldamente ancorati a terra. Secondo me non c'è niente che possa rendere forte il nostro spirito quanto i libri».

Cos'è per lei la serenità?

«Sedermi alla mia scrivania e scrivere».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica