Tutte le emozioni chiuse in un clic

È una carrellata di sguardi sul mondo, anche quello che non immaginiamo, lontano da noi in ogni senso: il World Press Photo, rassegna legata al prestigioso premio di fotogiornalismo organizzato dalla omonima fondazione di Amsterdam, è da oggi in mostra al Museo di Roma in Trastevere (fino al primo giugno). Gli scatti premiati in questa 51° edizione dalla giuria presieduta da Gary Knight sono 59, selezionati a partire da oltre 80mila fotografie inviate ad Amsterdam da fotoreporter, agenzie, quotidiani e riviste di tutto il mondo. Il riconoscimento di foto dell’anno 2007 è andato all’immagine a colori dell’inglese Tim Hetherington. La foto, scattata il 16 settembre in Afghanistan per la rivista Vanity Fair, raffigura un soldato del Reggimento Fanteria statunitense che si lascia cadere esausto su un terrapieno. «È uno scatto che parla di sensazioni - ha dichiarato l’autore -: ha dentro di sé la sensazione del soldato, ma rappresenta anche la mia, la fatica di quel momento. Da allora la gente ha cominciato a chiedersi se chi guarda la foto le attribuisce la propria interpretazione, e cioè quella di membri di una cultura occidentale che è stanca della guerra. Ma in un certo qual modo c’è un senso di stanchezza nei confronti delle guerre oggi e la foto lo coglie».
Dalla stanchezza che permea la foto vincitrice si passa alla violenza che invece si trova ritratta nel secondo premiato per la categoria «People in the news», il reportage dell’italiano Francesco Zizola (Noor) dedicato al tema degli abusi sulle donne in Colombia. Altri tre professionisti italiani si sono aggiudicati importanti riconoscimenti: Massimo Siragusa (agenzia Contrasto), secondo premiato nella categoria «Arte» con un servizio sul tempo libro e i parchi divertimento dal Trentino alla Sicilia; Stefano De Luigi (in collaborazione con Contrasto), secondo per foto singole, ancora nella categoria «Arte», con un lavoro sugli universi cinematografici meno conosciuti; infine, Simona Ghizzoni (Contrasto), terza nella categoria «Ritratti» grazie a un progetto sui disturbi dell’alimentazione.

Di notevole forza, inoltre, è un reportage come quello di John Moore, racconto dell’assassinio di Benazir Bhutto, leader dell’opposizione in Pakistan, avvenuto in dicembre durante un comizio.
La mostra si inserisce nelle manifestazioni in programma per il Festival internazionale di Roma FotoGrafia.

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