Tutto il Polo con Berlusconi: «Una vendetta della sinistra»

da Roma

Sandro Bondi chiede «maggiore equilibrio», Antonio Di Pietro risponde che «una cosa è essere moderati, altro è comportarsi da fessi». Due battute, quelle del coordinatore azzurro e del ministro delle Infrastrutture, che danno conto dell’ennesima giornata di muro contro muro sul conflitto d’interessi, conclusasi a sera con il via libera al provvedimento (seppure stralciando la questione dell’ineleggibilità) da parte della commissione Affari costituzionali della Camera. Con la consueta posizione oltranzista della sinistra radicale e con la Lega che, dopo giorni di studiato silenzio, decide per una timida difesa del Cavaliere.
Insieme a Bondi, pure il suo vice Fabrizio Cicchitto parla di «fuoco contro Berlusconi» e attacca il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni e tutta la Margherita per quella che a suo avviso è una legge ad personam. Secondo Cicchitto, infatti, ora che «il gruppo dirigente dei Dl si sta rendendo conto del guaio in cui si è cacciato con il Pd» se la prendono con Forza Italia che «è un grande partito di centro» ritenendo che «lì sia per loro il pericolo». Di «soluzione vergognosa» e «indegna di una democrazia» parla anche il segretario del Pri Francesco Nucara, secondo il quale il ddl «dimostra che la sinistra italiana è più arretrata persino di quella francese». E pure per il segretario della Dc per le Autonomie Gianfranco Rotondi «lo scopo del ddl è punire Mediaset sul mercato e Berlusconi sul piano politico».
Alza le barricate anche An, per bocca dei due predecessori di Gentiloni. Secondo il presidente della commissione di Vigilanza Rai Mario Landolfi, infatti, nell’intervista di ieri al Corriere della Sera il ministro delle Comunicazioni «confessa candidamente che la vera motivazione sottesa al disegno di legge di controriforma del sistema radiotelevisivo è di natura politica». «Quel che è veramente in gioco - aggiunge - non è un interesse generale ma la sopravvivenza stessa della coalizione di governo. Non si spiegherebbe altrimenti l’evocazione nell’intervista dello tsunami elettorale che si abbatterebbe sul centrosinistra in caso di mancata approvazione del provvedimento». Attacca pure Maurizio Gasparri che parla di «legge vendetta» che non fa altro che «rivitalizzare il centrodestra e Berlusconi». Più ne parlano, aggiunge l’esponente di An, più «dimostrano la loro ottusa ostinazione». Critica pure l’Udc. Con il portavoce del partito Michele Vietti secondo cui «questa legge è dichiaratamente rivolta a impedire a Berlusconi di fare politica e ricoprire incarichi di governo». Dopo giorni di prudenza, ieri anche la Lega si è detta molto per perplessa. «Il provvedimento così come è stato formulato - spiega il vicecapogruppo del Carroccio alla Camera Roberto Cota - non va bene. È una legge in aperta violazione della proprietà privata. Null’altro che un manifesto elettorale del centrosinistra, un provvedimento pensato e studiato contro Berlusconi».
Oltre a quella di Di Pietro (convinto che il blind trust «non è sufficiente), dal governo si alza anche la voce di Paolo Ferrero che polemizza con l’opposizione.

«Quando i poteri forti invocano la piazza contro i poteri legalmente costituiti - dice il ministro della Solidarietà sociale - c’è la puzza di populismo anni Venti». Ben più cauto, invece, il titolare della Giustizia Clemente Mastella per il quale il conflitto d’interessi «è un problema che va risolto» ma «con il consenso delle opposizioni».

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