Alla fine la sinistra si trova a difendere Sky anche sul versante della pornografia. E ad attaccare il governo anche quando cerca di tutelare i minori. Con la solita accusa: una legge che teoricamente sarebbe giusta, non lo è più in quanto va a difendere gli interesse privati del premier proprietario di televisioni. Questa volta alcuni esponenti dell’opposizione, insieme a produttori del ramo e dirigenti aziendali, si sono scagliati contro alcune norme che vietano la trasmissione di giorno su qualsiasi mezzo e piattaforma dei film vietati ai minori di diciotto anni, che sono in sostanza i film porno.
Le norme in questione sono contenute nel decreto legislativo che regola «l'esercizio delle attività televisive», che è in discussione alle Camere e che potrà essere approvato nelle prossime settimane. Sono due gli articoli in questione. Uno, il numero tre, vieta «la trasmissione, anche a pagamento, dei film vietati ai minori di anni diciotto dalle 7 alle 23 su tutte le piattaforme di trasmissione».
Neppure se dotate di parental control. Una norma che colpisce Sky (che trasmette film porno da dicembre a tutte le ore del giorno con vari meccanismi di controllo) e alcune reti minori fatte di calcio e porno. L’altro articolo, il numero due, è ancora più severo: «I film vietati ai minori di 14 anni, non possono essere trasmessi, sia in chiaro che a pagamento, né forniti a richiesta, sia integralmente che parzialmente, prima delle ore 22.30 e dopo le ore 7». Disposizione che impedirà la trasmissione in prima serata di film come, per esempio, quelli di Almodovar.
Queste norme non incideranno sulle programmazioni di Rai e Mediaset, né di Mediaset Premium, i canali di cinema e fiction a pagamento del Biscione, perché, come ci confermano da Cologno e da viale Mazzini, le rispettano già. Da parte sua, Sky - da noi interpellata - non interviene ufficialmente sulla questione in quanto si attende l’approvazione definitiva del decreto.
Intervengono però alcuni sostenitori. «Il punto è che la questione della tutela dei minori non può essere utilizzata solo quando fa comodo», commenta Giuseppe Giulietti, deputato del Gruppo Misto, che insieme a Paolo Gentiloni (Pd) e a due esponenti dell'Udc e dell'Idv ha tenuto qualche giorno fa una conferenza stampa proprio per contestare punto per punto il decreto Tv. «Se si vogliono tutelare davvero i bambini e i ragazzi bisognerebbe piuttosto vietare gli spot (e i trailer) su tutte le trasmissioni a loro dedicate, soprattutto gli spot “non dichiarati”. Una norma di questo tipo invece regola solo la distribuzione dei soldi».
Sky ha in Italia - si legge in un articolo pubblicato su Repubblica.it - cinque canali a pagamento con contenuti per adulti che finora hanno trasmesso regolarmente in orario diurno: i proventi annui sono di circa 45 milioni di euro. Ma non è la sola emittente ad avere investito sul filone porno. «Il decreto viola la libertà personale - afferma all'agenzia Bloomberg Marco Crispino, amministratore delegato di Conto Tv (Tv di sport e porno). - L'emittente sta andando piuttosto bene, ma se fermano le trasmissioni questo ci danneggerà economicamente». Alle proteste si aggiunge quella di Luca Barbareschi, deputato Pdl: «Noi non possiamo approvare regole che favoriscono una persona», con chiaro riferimento a Berlusconi.
Favorevole invece il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori Antonio Marziale secondo cui le norme sono «il rafforzamento del Codice Tv e minori».
Mentre per Carlo Pileri, presidente dell’Adoc «è un intervento giusto se applicato alle emittenti che trasmettono in chiaro, ma non può valere per quelle a pagamento, in quanto rappresenta una forte limitazione alla loro attività, visto che la maggior parte dei film d’autore e di qualità sono vietati ai minori di 14 e 18 anni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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