Le Iene e il caso Zaccaria, Parenti rompe il silenzio: "Sul servizio di Roberto continuo a interrogarmi"

Lo storico autore de Le Iene ha scritto una lunga lettera, nella quale ha parlato del caso Zaccaria e del ruolo del programma nel suicidio: "Accettiamo le critiche, ma continueremo a fare il nostro lavoro"

Le Iene e il caso Zaccaria, Parenti rompe il silenzio: "Sul servizio di Roberto continuo a interrogarmi"

Dopo le parole della iena Matteo Viviani e quelle di Pier Silvio Berlusconi anche Davide Parenti ha parlato del caso Zaccaria. L'autore televisivo, che da oltre vent'anni guida la redazione de Le iene, ha rotto il silenzio a più di una settimana di distanza dalla morte di Roberto Zaccaria, protagonista del servizio realizzato dal programma sulla morte di Daniele, vittima di catfishing.

"In questi giorni tutto il gruppo che lavora a Le iene è stato scosso da un fatto tragico, che ci addolora in modo profondo", ha esordito Parenti nella lettera aperta scritta a Primaonline.it e pubblicata dal sito nelle scorse ore, nella quale precisa come è nato il servizio di Matteo Viviani: "Dopo il suicidio di Daniele, Roberto ha continuato a fare la stessa cosa con altri quattro ragazzi. È stato allora che siamo andati a chiedergli conto delle sue azioni, incalzandolo".

Parenti: "La storia era di pubblico interesse"

Parenti ha sottolineato la risonanza mediatica avuta dal servizio di Matteo Viviani, ripreso da decine di testate giornalistiche e siti e diventato virale sui social. Un segnale che "la storia era chiaramente di pubblico interesse, perché svelava la perversione di un meccanismo molto diffuso, che fa leva sulla fragilità affettiva e psichica di chi ne cade vittima". Ma l'onda d'urto provocata dal servizio ha portato oltre l'immaginabile, tanto da scatenare il linciaggio avvenuto nel piccolo paese, dove Zaccaria viveva.

"Il sabato successivo al servizio, a quattro giorni dalla messa in onda, Roberto si è tolto la vita. Da allora non smettiamo di domandarci qual è il limite, come bilanciare il diritto a fare informazione su fatti importanti e il diritto alla privacy, anche quella di chi è responsabile di questi fatti", ha scritto Davide Parenti, parlando del difficile compito dei giornalisti di destreggiarsi in vicende simili, dove carnefice e vittima spesso si invertono. E l'autore non ha contestato le critiche mosse da molti al suo format: "Guido il gruppo de Le iene da ventisei anni e da ventisei anni sono responsabile di ogni singolo minuto che va in onda; e se su altri casi – anche molto controversi – dormo sonni tranquilli. Sul servizio di Roberto continuo a interrogarmi, così come le oltre cento persone che lavorano al programma. Con la nostra esperienza avremmo potuto essere più capaci di 'sentire' chi avevamo di fronte".

La libertà di cronaca

Difficile per Le iene e per i giornalisti di inchiesta muoversi sul "filo sottile della libertà di cronaca", che nel tempo è stata complicata dalla "sensibilità collettiva, che negli ultimi anni ha fluttuato in modo continuo". Parenti ha raccolto le critiche del pubblico e quelle di Pier Silvio Berlusconi, ma ha ribadito che il lavoro de Le iene prosegue: "Quello che facciamo può non piacere, è migliorabile – siamo esseri umani. La nostra libertà di farlo non è negoziabile col gusto di una platea, per quanto ampia. Condividiamo l'affermazione del nostro editore: 'Dire basta a un certo tipo di giornalismo sarebbe come tornare indietro invece che andare avanti, qualsiasi altro programma di informazione di Mediaset e non (lo pratica)'. Il servizio sulla morte di Daniele andava fatto meglio, ma andava fatto".

L'autore de Le iene è pronto alzare il livello di guardia e a modificare "alcune modalità di approccio ai fatti e alle persone".

Quello che Parenti promette non cambierà è "la nostra attenzione alla società, alla politica e la necessità di raccontarne storture e iniquità". I suggerimenti sono ben accetti, soprattutto quelli "utili e dati in buona fede", ma il gruppo di Parenti non rinuncia a darsi da fare.

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