Caro Mirco,
i tuoi interrogativi sono intelligenti e pure opportuni. Siamo stati così presi dal massacrare il mostro che nessuno di noi, come tu evidenzi, ha riflettuto sul comportamento dell'azienda per la quale Andrea Giambruno lavora e che è la stessa azienda che lo ha danneggiato sotto ogni punto di vista pubblicando, a sua insaputa, quindi senza il suo consenso, materiale audio e video relativo ad un momento di pausa della trasmissione, quindi in una occasione in cui nessuno dei presenti immaginava di essere ripreso e soprattutto che quanto si stava dicendo, che non è nulla di grave ma è comunque oggetto di conversazioni private, sarebbe stato trasmesso. C'è un elemento che aggrava la condotta posta in essere da chi ha raccolto quei fuori onda mettendoli poi in onda (perdona il voluto giro di parole): si tratta della volontà espressa di ledere l'immagine di Andrea Giambruno. Dunque, in un certo senso, c'è il dolo, c'è la cattiva fede, c'è l'intenzione di arrecare nocumento, di demolire la reputazione di Giambruno rendendo pubblici alcuni stralci di momenti ludici tra colleghi con i quali si è instaurata una certa confidenza. L'ideatore di Striscia La Notizia, Antonio Ricci, forse preso da un delirio di onnipotenza, ha dichiarato, come se nulla fosse, di avere deciso di diffondere quei fuori onda dopo avere letto l'intervista rilasciata da Giambruno al settimanale Chi, intervista che, a giudizio di Ricci, costituiva una sorta di beatificazione del personaggio, beatificazione contro cui Ricci ha pensato subito di utilizzare l'antidoto. Insomma, l'obiettivo di Ricci, che disponeva dei fuori onda da mesi, a suo stesso dire, era quello di sporcare la fama del compagno della premier, poiché gli era insopportabile che dalla intervista su Chi ne trapelasse una positiva figura.
Ad ogni modo, chi ha pubblicato quei contenuti è la stessa tv che ha assunto Giambruno. Ai fini di rilevare il comportamento moralmente, deontologicamente, eticamente censurabile, la prova è acquisibile, forse. Ma sussiste anche il diritto di mandare in onda quei video, per di più con l'intento di distruggere l'immagine e la reputazione del dipendente?
Non sono un giurista, ma credo che, se nel contratto tra Mediaset e Giambruno è inserita la liberatoria che autorizza Mediaset medesima a divulgare pure quello che, pur non essendo destinato alla messa in onda, viene registrato, allora l'azienda era autorizzata in quanto Giambruno formalmente informato di questa possibilità. Se, di contro, nel contratto non è presente tale liberatoria, nella condotta posta in essere dall'azienda si può configurare la fattispecie della lesione della riservatezza.
A ciò si aggiunga la responsabilità personale di Antonio Ricci, il quale, ripeto, ha ammesso candidamente che da tempo era in possesso di quel materiale e di avere deciso di fare un torto a Giambruno, di volerlo ridimensionare, pubblicando i fuori onda incriminati. Emerge con chiarezza e in modo incontrovertibile, dunque, il carattere ritorsivo di tale scelta.
Insomma, Ricci fa il distruttore di miti, si sente intoccabile, dimostra una sorta di arroganza, stesso vizio o peccato che paradosso proprio egli rimprovera a Giambruno.Sai cosa si dice? Che negli altri non accettiamo quello che, in fondo, ci appartiene.
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